Che i Jawbreaker fossero in procinto di tornare era una cosa già nota al loro affezionato pubblico: le prime avvisaglie di una possibile reunion di una delle band più influenti degli anni ‘90 risalgono ad alcune dichiarazioni del 2016 da parte del loro batterista Adam Pfahler e alla loro esibizione del 2017 al Riot Fest di Chicago.
Ma è solo nel 2019 che la band decide di ufficializzare la cosa partendo per un tour negli States e in Europa che farà tappa all’Alcatraz di Milano a fine maggio.
La band punk rock americana attiva dal 1986 al 1996 è stata di importanza fondamentale e di grande ispirazione per tutto il movimento emo-punk che si è sviluppato da allora fino ai nostri giorni.
La band nasce nel 1986 a New York, quando i tre membri fondatori Blake Schwarzenbach (cantante), Chris Bauereister (bassista) e Adam Pfhaler (batterista) sono ancora all'università. Il loro album d'esordio, “Unfun” (Shredder Records), vede la luce nel 1990, dopo il loro trasferimento a Los Angeles. Due anni dopo, questa volta a San Francisco, esce “Bivouac”, pubblicato da Tupelo Recording Company e The Communion Label. Grazie al carisma e ai testi personali carichi di frustrazione giovanile, Schwarzenbach diventa sempre più una figura di culto. Quello che però fa dei Jawbreaker una band di successo è il tour intrapreso insieme ai Nirvana nel 1993 (anno della presentazione di “In Utero”) e la successiva pubblicazione, nel 1994, del loro terzo disco “24 Hour Revenge Therapy”, prodotto insieme a Steve Albini, che li catapulta sotto gli occhi delle major.
Di lì a poco, infatti, la band firma un contratto da 1 milione di dollari con DGC Records per la pubblicazione del loro ultimo album, “Dear You”.