Nata a Milwaukee (WI) nel 1984, Julia Shammas Holter si trasferisce a Los Angeles dove frequenta l’Alexander Hamilton High School Academy of Music. I suoi studi musicali proseguono all'Università del Michigan dove si laurea in composizione. Dopo aver assistito a una performance di musica d’avanguardia di Michael Pisaro decide di studiare con lui e laurearsi alla CalArts.
Nel 2011 debutta, via Leaving Records, con “Tragedy”. Il lavoro è accolto con entusiasmo dalla critica e viene inserito nella classifica dei migliori album del 2011 di NPR.
Nel 2012 pubblica “Ekstasis”, via RVNG e, nell’Agosto seguente, “Loud City Song”, il primo via Domino Records. A differenza dei primi due album, registrati principalmente in solo, questo terzo lavoro vede la partecipazione di un insieme di musicisti.
A tre anni di distanza dall’album acclamato dalla critica “Have You in My Wilderness” del 2015, la cantautrice losangelina fa ritorno sulla scena musicale con “Aviary”. L’album prende come punto di partenza una frase tratta da un racconto del 2009 dello scrittore Etel Adnan: “Mi sono trovata in una voliera piena di uccelli stridenti”. Sembra una scena presa da un film horror, ma è anche una buona metafora per la vita nel 2018, con i suoi infiniti scandali politici, i disastri naturali e le voci che urlano i propri desideri e risentimenti nel vuoto.
L’album è un viaggio epico attraverso ciò che Julia Holter descrive come
“the cacophony of the mind in a melting world.”
“Fra tutte le chiacchiere che viviamo ogni giorno, è difficile trovare delle fondamenta”, ha detto Holter. “Penso che questo album rifletta quel sentimento di cacofonia e come una persona risponda a ciò, come uno si comporta, come cerca l’amore o il conforto. Forse è una questione di ascolto e comprensione di questa apparente pazzia, formando qualcosa al di fuori e immaginandosi il futuro”.
“In molte canzoni, quando faccio riferimento all’amore, parlo di una ricerca di compassione e umiltà in un mondo dove sembra che l’empatia venga sempre testata” afferma Holter. Nel caso di “Aviary”, quella ricerca di dolcezza - che colma il divario - diventa una metafora per il processo creativo stesso, aprendo un varco attraverso le gerarchie della storia, del linguaggio e delle forme musicali, offrendo così qualcosa di più fluido, inclusivo e caratteristico.
“Aviary” vede alla produzione esecutiva Cole MGN e a quella artistica Holter e Kenny Gilmore, e combina i vocalizzi teatrali di Holter, i synth alla Blade Runner, una gamma di archi e percussioni e il raggio illimitato della sua visione nel corso dei quindici brani. Hanno partecipato alla riuscita dell’album Corey Fogel (percussioni), Devin Hoff (basso), Dina Maccabee (violino, viola, voce), Sarah Belle Reid (tromba), Andrew Tholl (violino), and Tashi Wada (synth, cornamusa).