Anche quando sono gli amici a manipolare la materia dei June, avviene di vedere questo futuro di cui tanto ho sproloquiato, ecco che ci ritroviamo davanti a remix che sono parte integrante del discorso: da una parte John “Tortoise” McEntire, con una A Past To Face che pulsa pesante a bassi spiegati, notturna emanazione di un acid jazz di cui lui è matrice altrove e che qui porta tutta la classe immensa di un post sempre più post, dall’altra i Matmos, che quest’anno sembrano volersi appropriare della scena alt-tutto, e che qui, su A Chance To Cure Is A Chance To Cut Your Face, alternano sapienza techno a bordate math, riprendendo il filo del discorso dei quattro, ampliandone veracità e possanza.
Laddove sono i June a tornare protagonisti diretti assistiamo alla trasformazione futuribile: Post-Modern Hereditary Dance Stepsprende quel punk ’77 che fu e lo appesantisce post e lo ammanta di furia garage che porta via come un treno, No Escape, Levitate e Generate estremizzano la dicotomia basso-batteria, si fanno muscolari dub-math con le chitarre a strappare lo spazio come tanti fogli di carta multicolore. Che i Nostri siano nuove persone e nuovi musicisti appare chiaro sin da subito, dagli arrangiamenti maturi e focalizzati alla resa strumentale, mai così precisa. ReRecorded Syntax è un tumulto malinconico, Cardiac Atlas una spietata combinazione post-rock, ambient ed esagerazioni vocali slowcore d’antan, che completano un quadro già sufficientemente bello.