Hanno detto che “Kel Assouf è la versione elettronica delle tuareg guitar bands”.
La loro musica, sostenuta da una intensa sezione elettronica è profondamente rock, il rock quello vero, quindi bello.
Il disco, “Black Tenere” unisce i club europei con illusioni di cassa dritta e la musica africana, con tremolanti melodie di chitarra elettrica dalla sconcertante dolcezza come in “Tamatant” a iperballabili ipnotici pezzoni come “Fransa”.
Il power trio multietnico è composto da chitarre e voce dalla Nigeria, elettronica tunisina e percussione belga.
La loro fusione è straniera in ogni paese, quindi sconcertante, e politica, politica come lo era il primo blues o certo rock sincero e spontaneo tra i sessanta e i settanta.
Con Kel Assouf la musica africana si riprende ciò che le appartiene: la tristezza profonda e l'energia inesauribile del blues, con il valore aggiunto della potenza dell'elettronica.
In un epoca in cui poteva sembrare che il rock fosse definitivamente seppellito dimostrano che non solo è ancora vivo, ma necessario.