Suonano un folk "immaginario" o "proveniente da un universo parallelo" come amano dire loro stessi; o un "folk che sembra folk ma non lo è", come ha scritto qualcuno. D'altronde è già detto tutto nel loro nome: in sloveno širom significa "andare lontano" e "dappertutto" e questa ampiezza semantica rende bene l'idea di una musica in movimento, che intreccia e intercetta modi e influenze eterogenee, riportando la molteplicità a sintesi. Nel repertorio di Iztok Koren, Samo Kutin e Ana Kravanj trova espressione un corpo strumentale vastissimo che attinge alla tradizione (viola, ocarina, mizmar, ribab, daf, balafon, guembri, banjo, ghironda, liuto, tambura brač, carillon) e si arricchisce di oggetti sonori autocostruiti. Il loro sound è tuttavia minimalista e a suo modo “mistico”, muovendosi nella dialettica tra oscurità e luce, tra mistero e rivelazione. Le loro performance sono magnetiche e coinvolgono gli ascoltatori in un'esperienza rituale, potente e immersiva.