Parallel – dove il titolo dell’album si ripete per ognuna delle dieci tracce – è, sulla scia del precedente lavoro, un ulteriore compendio della consolidata cifra stilistica del Nostro tra momenti d’astrazione escapista e sprazzi di dance meditativa. La cassa, docile e trattenuta, emerge negli episodi numerati del lotto 2 e 8 nella forma di una post-garage orientaleggiante e di una house dalle tinte e dagli stab dub a cui Kieran Hebden ci ha ormai abituati da tempo. Parallel 4 vira verso un 2step rallentato e speziato, tra UK e oriente, con tanto di vocal angelici e bassi cavernosi. Nulla di nuovo ma è pur sempre materia maneggiata con cura e maestria, così come non sorprendono, eppure ammaliano, le parti meno legate alla narrativa da dancefloor. Parallel 1 prende il volo verso atmosfere kosmiche tra Luke Abbott e Tangerine Dream, spasmi di synth e finale tutto bordoni esoterici, Parallel 6 è un affascinante percorso puntellato da percussioni su tappeti di idiofoni, mentre Parallel 7 regala una suite di completa astrazione con pad eterei e suggestive note sintetiche che sovrastano un timido pattern ritmico.