Non fatevi trarre in inganno dall'hand clapping dell'inizialeBaby of Riots, perché non siamo di fronte all'ennesimo tentativo di riattualizzare il suono new wave. I 31Knots, al sesto album e oramai dei veterani dell'underground americano, hanno deciso di mostrare tutto il loro talento compositivo senza scendere a compromessi con niente e nessuno. Il duo di Joe Haege (chitarre e voci) e Jay Winebrenner (basso) si è trasformato stabilmente in un trio con l'aggiunta del batterista Joe Kelly, per raggiungere la plasticità sonora di cui avevano bisogno per queste nuove 12 tracce. I riferimenti musicali sono sempre gli stessi, dalla spigolosità dei Fugazi alla sperimentazione Tortoise, passando per mezzo indie rock americano degli ultimi dieci anni. Ma è la personalità con cui il tutto viene amalgamato a far venire voglia di augurare ai 31Knots, forse egoisticamente, di non raggiungere mai il successo: non vorremmo che troppe orecchie spingessero a cambiamenti di direzione. Per il resto che dire? Difficile scegliere gli episodi migliori, in un flusso musicale variegato e mai monotono. Le canzoni dei 31Knots spesso non hanno ritornello, o non ne hanno uno solo, avviluppandosi attorno a mille idee che altri, più furbi, avrebbero usato per almeno tre dischi. Qui Opaque è un miscuglio tra una ballad deviata e il vaudeville in stile quasi balcanico, Statistics and the Heart of Man comincia con un basso pulsante, tipo Cuore matto (ma qui forse il caldo mi dà alla testa...), mentre è una chitarra in stile hard core californiano a riempire i vuoti di Worried But Not Well. Se c'è un fantasma che si muove tra tutte le tracce, questa è la creatività, più evidente che altrove in Strange Kicks, che si permette di rifare (molto meglio) i Muse di Origin of Symmetry, mostrando anche una dose di ironia poco comune. Lunga vita all'underground. www.31knots.com www.myspace.com/31knots