AIMEE MANN Quello che sta attraversando Aimee Mann è solo l'ennesimo momento paradossale della sua carriera. La cantante e compositrice di Los Angeles, salita alla ribalta come vocalist della band di Boston Til Tuesday, ha trascorso metà dello scorso decennio barcamenandosi tra la realizzazione di apprezzabili album pop e il tentativo di liberarsi dagli artigli della discografia. Nessuno dei suoi tre album solisti è stato pubblicato dalla stessa etichetta per la quale era stato registrato. Recentemente la Mann ha ricevuto tre nominations per i Grammy che verranno consegnati a Los Angeles il 21 febbraio, e il fatto che sia ormai conosciuta per la sua arte da quell'industria musicale che non dovrebbe avere niente a che fare con lei potrebbe diventare il soggetto di una sua canzone. Magari intitolata "Nothing is good enough", o "How am I different", o "Calling it quits", oppure "Fall of the world's own Optimist" tutti brani contenuti nell'album Bachelor n. 2, registraro e pubblicato dalla Superego, la sua etichetta personale fondata dopo una battaglia legale di un anno con la Interscope Records. «Penso che vincere il Grammy potrebbe essere davvero divertente», racconta al telefono della sua stanza d'albergo di Washington DC, mettendo in mostra un atteggiamento insolitamente solare. «Se dovessi vincere potrei iniziare a pensare di essere veramente grande», aggiunge lapidaria, puntualizzando poi che non sono state certamente le major a conferirmi le nomination. Da questo punto di vista probabilmente ritengono che io non sia interessata a questo tipo di cose». Insieme al cantante e compositore Michael Penn (che è anche suo marito) e a un gruppo di comici, la Mann è protagonista in questo periodo di un tour itinerante ribattezzato Acoustic Vaudeville. Il successo di questi spettacoli, la formazione di una cooperativa di etichette discografiche chiamata United Musicians, una nomination all'Oscar arrivata lo scorso anno (per la sua performance vocale e le canzoni del film Magnolia) hanno posto fine, dopo una lunga attesa, a un periodo travagliato della vita della Mann: un periodo durante il quale la roulette delle case discografiche l'aveva trasformata in una sorta di modello di riferimento per tutti i giovani artisti di talento che non hanno un singolo di successo nel loro repertorio. «Già quando ero nei Til Tuesday penso a questo problema come se fosse una teiera che sta per arrivare lentamente allo stato di ebollizione. Poi comincia a uscire l'acqua, e tu sei distratto dal problema. Inizi a pensare che potresti mettere qualcosa nella teiera, o magari togliere il coperchio oppure lasciarlo li. Ma l'unica risposta è togliere la teiera dai fornelli. Lasciar perdere, insomma». Abbandonare il mondo delle major è stata una vera epifania per l'artista americana, sia da un punto di vista personale che professionale. «E' stato davvero un grande anno», afferma. Il suo album Bachelor n. 2 ha venduto 170.000 copie attaverso il distributore indipendente Red. La colonna sonora di Magnolia, incisa per la Reprise, ha venduto mezzo milione di copie: un numero di molto superiore alle aspettative per un'artista del circuito indipendente. «E' quanto potrebbe fare una major, ma evidentemente non hanno mai voluto farlo». Ciò che la Mann è riuscita a fare è stato rientrare in possesso del totale controllo della sua carriera. «Come sottolinea il mio manager, i discografici arrivano con tre grandi idee e noi ne sviluppiamo 10.000 piccole.