Compagni di avventura di Paternesi quattro eccezionali musicisti e amici: il giovanissimo astro del piano Enrico Zanisi, il chitarrista dalle mille sfumature timbriche Francesco Diodati, il contrabbassista di Enrico Rava Gabriele Evangelista e l'inconfondibile suono dei sassofoni di Simone La Maida. Zanisi, Diodati e Paternesi inoltre freschi del premio TOP JAZZ di Musica Jazz, come i primi 3 migliori nuovi talenti del 2012. Alessandro Paternesi, classe 1983, negli ultimi 2 anni, ha visto crescere e riconoscere il suo impegno e talento in modo esponenziale. Oggi è tra i sideman più richiesti del jazz italiano grazie alla sua innata musicalità e nonostante la sua giovane età, è docente di batteria jazz al Conservatorio Morlacchi di Perugia e ai corsi pre accademici del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Molto tenace e sempre sorridente, in particolar modo sul palco, dopo anni di collaborazione e scuola con grandi musicisti come Enrico Rava, Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, Roberto Gatto, Rita Marcotulli, Luciano Biondini, Cristina Zavalloni, Gianni Basso, Petra Magoni, Ami Stewart e molti altri, esordisce come compositore. In questo primo disco “Dedicato”, edito da Radar Records/Egea Distribution, l'approccio classico si contamina con il rock e le grandi personalità dei musicisti danno un'impronta altamente creativa alla musica. Ogni strumento gode di grande fiducia e spazio, ma sempre ai fini del gioco di insieme, con un perfetto controllo dell'ego. Un tema per nulla scontato, in un momento storico così difficile, dove l'unico modo per emergere e per farsi notare è puntare sull'Io e sulla competizione. Un disco “dedicato” a chi ha segnato il suo percorso musicale e non solo, e che Paternesi spiega cosi: “Ad un certo punto ho sentito l'esigenza di scrivere musica perché mi sembrava l'unico modo per fermare delle istantanee, e il modo più facile per esprimere i miei sentimenti più intimi. Questo mi succede ogni volta che, nel vivere questa meravigliosa vita, gli eventi mi portano a confrontarmi con ciò che mi accade intorno, bello o brutto che sia: la bellezza della nascita, il dolore della morte, la gioia o la sofferenza per una donna, la magia di sentire al proprio fianco un compositore scomparso centocinquanta anni fa, i luoghi fittizi in cui ti porta l'ascolto smodato di un disco, di un'opera o di una sinfonia, la bellezza e la difficoltà nel tentare di emulare i tuoi “maestri” , la passione e la fatica di dedicarsi alla musica libera, la ricerca e le riflessioni, che sai che non finiranno mai, su come riuscire ad esprimere te stesso attraverso il tuo strumento e la tua musica.”