Ciò che Allie è e non è è stato a lungo oggetto di dibattito, già da quando – nel lontano 2013 – ha pubblicato il suo primo album Uncanny Valley.
Da allora, c’è chi ha riconosciuto in lui una forte vena cantautoriale; chi, invece, ne ha sottolineato il gusto pop; e chi, infine, lo ha etichettato come il rapper più silenzioso del mondo.
A distanza di 5 anni dal suo debutto, quell’influenza rap che nei primi brani era evidente è andata via via destrutturandosi, prima nel LP “Allie” del 2015 e poi nei recentissimi singoli “Goodbye” e “Say No”, dando vita ad un sound ancora più indescrivibile.
Pur vagando di genere in genere e sperimentando nuove sfumature sonore, il giovane musicista tedesco fa indubbiamente del cantautorato il suo abito migliore, mentre del rap ha mantenuto forse la grande abilità con cui intreccia le parole delle sue canzoni, creando storie che vivono del loro stesso suono. Ma è il tappeto sonoro su cui la narrazione ha luogo che colpisce per la sua eleganza ed intensità: un’elettronica ridotta ai minimi termini, spesso accompagnata dalla chitarra, ma bilanciando ogni nota in modo che tutto si compensi e dia vita a quel mondo magico che è la sua musica.
Un sound nato per esigenza tra le mura sottili e i vicini irosi del suo appartamento di New York e trasformatosi concerto dopo concerto dal nord america, all’europa, fino ai recenti mesi in Brasile dove hanno preso vita una nuova serie di 5 singoli. Tra questi “Goodbye” e “Say no” rilasciati tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018.