ALUMINIUM GROUP Pelo Posologia e modalità d'uso: libere. Ma sarebbe meglio se, prima di ascoltare Pelo (dall'italiano «pelo», e la copertinalo conferma), il nuovo raffinatissimo cd degli Aluminium Group, ci si ricordasse di cos'è stato per un periodo fin troppo breve, il pop inglese quando ci misero le mani sopra i fratelli O'Kane degli Hue & Cry, o i fratelli McAloon dei Prefab Sprout. Le coppie di famiglia, a volte funzionano I Fratelli Navin, chicagoani non-allineati, sembrano ricalcare quegli antichi accordi ratificati fra le mura domestiche da ragazzi che non avevano la più pallida idea di come sarebbe andata a finire. Allora si lavorava sodo e non c'erano tutti questi punti di riferimento. I luoghi in cui si viveva, scriveva, suonava erano molto lontani da Chicago (la Scozia, l'entroterra di Newcastle, etc.). Nel caso dei Navin, che realizzano con Pelo il loro Andromeda Heights, c'è un passato più consistente su cui poter contare: c'è tutta l'esperienza per certi versi disperata, di quella scuola del pop inglese cui nessuno ha mai riconosciuto lo status di "grande palestra di talenti". Prevalentemente nordica, era una cultura solo apparentemente fredda e a questo proposito, sempre tenendo bene a mente gli ottimi risultati degli Aluminium Group (quattro dischi, due antologie di cui una con una mare di inediti e di versioni acustiche dei loro migliori momenti), basterebbe pensare a come abbiano saputo lavorare sui sentimenti i Love & Money o i Danny Wilson, per non parlare dei Deacon Blue o dei semisconosciuti Sunset Gun, dei Montellas - il romanista non c'entra niente - e dei 16 Tambourines per non parlare di Andy Pawlak. L'America in quegli anni ('83-'88) sembrava addormentata sulle conquiste dei Talking Heads, Springsteen, Prince. Di produzione "easy" di classe, d'avanguardia soft, di contaminazione fra esecuzioni jazz con composizioni pop o viceversa non c'era quasi più traccia. Dietro le sbarre del sonno profondo c'era però chi si dannava l'anima per collegare i continenti e l'ispirazioni. Gente come Gary Katz, il leggendario produttore degli Steely Dan, che andò a cercarsi i Love & Money (Strange kind of love), o come lo stesso Walter Becker che produsse un disco degli scandinavi Fra Lippo Lippi (che ne dite di riascoltare su Napster Angel, con lo straordinario assolo di chitarra di Becker?) e determinò l'ascesa qualitativa dei China Crisis (che ne dite di riascoltare anche You did cut me e Black man ray?). Avendo capito come stavano le cose invece di perdere tempo a pensare al blues, cui pensano tutti da cento anni e non tutti sono Clapton e non tutti riescono a far suonare bene B.B.King e non tutti riescono a rifare un pezzo di Willie Dixon, in quei giorni di crescita i Fratelli Navin preferirono sintonizzarsi sulle frequenze di Bacharach e degli Style Council, facendo di tutto per creare qualcosa di nuovo dal vecchio. Ci sono riusciti talmente bene che adesso le complesse articolazioni di Pelo sono a loro volta un esempio di elettronica da meditazione e di melodia ricercata, diretta ma non troppo. Adesso non ci resta che sperare che la scuola dei Navin, dei June & The Exit Wounds, di Sam Prekop, di Jim O'Rourke, di Will Oldham e degli altri non allineati non venga cancellata presto dalla storia.