I vari Elliott Smith, Nick Drake, A Badly Drawn Boy e Mojave 3 che citavamo ai tempi del precedente Of Ghosts And Marvels come ispiratori dell’opera di An Early Bird, potrebbero tranquillamente rappresentare il sottotesto tematico anche per le 11 tracce di questo Echoes Of Unspoken Words. Non che Stefano De Stefano, responsabile della ragione sociale, sia un tipo noioso, sia ben chiaro: tutto è, questo disco, tranne che noioso. Solo che la struttura dei suoi pensieri – cantati in inglese – sta evidentemente comoda comoda tra i chiaroscuri morbidi di un folk che si muove lungo un’ortodossia acclarata e a cui piace mostrare un campionario di sfumature piuttosto che certe tinte forti, timbriche limpide piuttosto che slanci visionari.
Basta ascoltare l’iniziale Declaration Of Life, la seguente Talk To Strangers o Stay per accorgersi di trovarsi davanti a un’indole fondamentalmente pop, come potevano esserlo dei nostrani Le Man Avec Les Lunettes qualche anno fa. Un modo di intendere la musica che tuttavia evita le sofisticazioni e il marketing, riconducendo il tutto alla purezza della chitarra acustica o del pianoforte, o al massimo a un intimismo evocativo sui generis, che è poi l’elemento che distingue in modo netto questo disco dal precedente, assieme a un trattamento del suono che ci ricorda certe produzioni beatlesiane di Phil Spector.