Racconta Angelica: «Ho fatto un sogno in cui Freud sognava Jung che sognava di mangiare frico e polenta mentre St. Vincent faceva il dito a Thom Yorke. Poi c'era Kate Bush che cercava un dente per terra e Stanis La Rochelle che guardava i lavori in corso stile umarell. Ho dovuto scrivere questa canzone!»
La protagonista del brano, tra marce imperiali e code di paglia, ci porta in un viaggio attraverso ceretta, shopping, shampoo, piega e ristorante, dove la superficialità e i beni materiali sono l'unica cosa che conta. Con frasi provocatorie come "si sa che fai presto a montarti la testa purché non sia Ikea", Lubian sottolinea con ironia l'assurdità di certi atteggiamenti snob e arroganti che possono appartenere a qualsiasi persona, indipendentemente dal genere. Attraverso un contrasto tra realtà e apparenza, la canzone pone la domanda: dove è il limite della libertà personale, del giudizio, della calunnia, dell'autogiustificarsi per essere "fatti così"?
A sé stante affonda le radici nella distinzione tra l'avere, centrato sul materialismo e il narcisismo patologico, e l'essere, sottolineando l'importanza dell'autenticità e della crescita personale. Esplorando l'incessante ricerca di approvazione e di status sociale, la cantautrice invita l'ascoltatore a riflettere sul significato del successo e dei valori autentici.