Hildegard fu mistica e poeta, musicista, filologa ed erborista, era e rimane ammirata per avere esplorato senza paura il posto dell’anima nel Cosmo e per avergli dato voce con la sua visione musicale unica.
Hildegard definì “Sinfonia” il ciclo lirico delle sue opere, per lei l’anima è “sinfonica” e trova la sua espressione nell’accordo segreto di anima e corpo nell’atto musicale, nell’armonia prodotta dal suono degli strumenti e dalla voce umana, nell’armonia celeste e nell’accordo misterioso che viene dal profondo dell’anima.
Questo e molto altro racconterà Angelo per predisporre all’ascolto della lunga suite.
Numerosi e visibili sono gli strumenti utilizzati da Angelo e dai suoi musicisti: Fabio Valdemarin (tastiere, chitarra, cori); Antonello D’Urso (chitarre, cori); Stefano Olivato (basso elettrico, contrabbasso elettrico, chitarra, armonica, cori,) Davide Ragazzoni(batteria e percussioni).
Nella seconda parte Angelo Branduardi, in totale solitudine, sempre davanti al velo bianco, propone brani a lui cari come “Tango” (da Pane e Rose, 1988) e “Momo’s Lied” (1986), colonna sonora dell’omonimo film tratto dal romanzo di Michael Ende.
Aperto di nuovo il velo bianco, Angelo Branduardi e i musicisti continuano il cammino spirituale con l’esecuzione di alcune canzoni tratte da “L’infinitamente piccolo”, album del 2000 realizzato sulle scritture di San Francesco d’Assisi.
In chiusura non possono mancare i successi storici entrati nella memoria collettiva e nel cuore come, tra gli altri, “Cogli la prima mela” e “Alla fiera dell’est”.
L’impianto scenico è essenziale ed efficace. Tagli di luce teatrali e un tetto di lampadine dai toni caldi di luce. Nessun orpello tecnologico.
Solo luce, nuvole bianche di fumo che fanno da discreto contorno alla musica di Angelo Branduardi.