In una scena svuotata, fatta di sola luce e al centro di un allestimento audio a spirale come un vertiginoso girone dantesco, Arto Lindsay riunisce una picciola compagnia di musicisti/rumoristi, i droni sonori di Melvin Gibbs, il millenario canto carnatico di Roopa Mahadevan, la voce radicata e radicale di Rachele Andrioli, il violoncello maestosamente umano di Redi Hasa, e parte alla ricerca di una sua misura musicale dentro l’incommensurabile voce delle torri di Bologna. Una voce esaltata, filtrata, rielaborata, fatta parlare e dialogare con i canti stravolti delle anime, nel frastuono della vita dei viventi e delle loro cose. Attraverso l’assenza, più acuta presenza di Carmelo Bene, Arto Lindsay ricrea il paesaggio sonoro della Commedia, dove tutto diventa suono, timbro, ritmo, musica.
Arto Lindsay voce, chitarra, elettronica
Melvin Gibbs basso, tastiere, elettronica
Roopa Mahadevan voce
Rachele Andrioli voce, tamburi a cornice
Redi Hasa violoncello
Direttore musicale Melvin Gibbs
Suono Milo Benericetti e Roberto Mandia
Luci Francesco Trambaioli
Produzione Ponderosa Music & Art
“Lectura Dantis” di Carmelo Bene, Bologna 31 luglio 1981
per gentile concessione di Warner Music Italia srl
C’ero anch’io tra il pubblico accalcato sotto le torri di Bologna ad ascoltare la Lectura Dantis di Carmelo Bene in quella notte di luglio del 1981. Il rumore della folla era alto quasi quanto la voce di Bene che leggeva il miglior libro scritto dagli uomini, come Jorge Luís Borges aveva chiamato La Commedia.
Carmelo Bene aveva scelto Dante per interrogare e riaffermare le ragioni dell’umano di fronte all’orrore indicibile della bomba alla stazione. Il lutto, lo smarrimento e il conforto divennero una cosa sola.
All’epoca non avevo familiarità con l’italiano del tredicesimo secolo e nemmeno troppo con quello del ventesimo. Fu il suono ad impossessarsi di me, ad attraversarmi “da interiorità a interiorità”. Sentivo, respiravo, afferravo qualche parola. Era musica.
Nell’anno in cui portiamo tutti il peso di un’altra peste, abbiamo ancora bisogno di ascoltare la voce di Dante. Voglio suonare ancora quella Lectura Dantis, spremerla, esaltarla, farle dire tutto, ascoltarla e parlare con lei. Voglio aggiungere il nostro momento al suo momento, il nostro suono al suo suono, la nostra musica alla sua musica
Arto Lindsay
ARTO LINDSAY
Nato in Virginia nel 1953 e cresciuto tra Usa e Brasile dove i genitori erano missionari, Arto Lindsay da più di quattro decenni sta cercando di cancellare le linee di divisione tra musica e arte. E’ stato membro dei Lounge Lizards e dei DNA, con i quali ha contribuito alla fondazione della No Wave. Il rifiuto delle tecniche convenzionali della chitarra, l’ha spinto a inventare qualcosa di completamente nuovo. Come leader degli Ambitious Lovers ha sviluppato una musica pop intensamente sovversiva, ibridando lo stile americano con quello brasiliano. Negli anni ’90 ha prodotto diversi dischi, molti dei quali in Brasile e in Giappone. Quelli prodotti per Caetano Veloso, insieme a Peter Schere o da solo, sono considerati cruciali nella discografia della star brasiliana. Ha vinto il Latin Grammy con Memoria’s Cronicas e Declaraçoes de Amor di Marisa Monte. Nel 1994 ha cominciato a fare dischi in solo. Lungo la sua carriera ha collaborato con artisti sia musicali che visivi quali Vito Acconci, Ryuichi Sakamoto, Laurie Anderson, Animal Collective, Matthew Barney and Rirkrit Tiravanija. Per molti anni coinvolto nel carnevale brasiliano, dal 2004 ha creato le sue sfilate, alcune delle quali sono state rappresentate alla Biennale di Venezia, Performa a New York, a Hong Kong e a Berlno. Dai primi anni Duemila sta realizzando performance, installazioni musicali e sonorizzazioni ambientali controllate dal performer. E’ di prossima pubblicazione un libro con i testi delle sue canzoni.
Melvin Gibbs è un bassista, compositore e produttore nel cui album d’onore figurano artisti del calibro di Defunkt, Sonny Sharrock, John Zorn, Eddie Palmieri, Femi Kuti e Arto Lindsay, per non citarne che alcuni. Nella sua quarantennale carriera ha contribuito con il suo eclettico talento ai lavori dei maggiori artisti nei generi più diversi, apparendo in quasi duecento dischi.
La newyorchese di origine indiana Roopa Mahadevan è una delle maggiori interpreti del canto carnatico, la millenaria tradizione vocale dell’India meridionale ed è allo stesso tempo un’artista crossover, sperimentale, avventurosa.
Rachele Andrioli voce radicata nella tradizione salentina e aperta al mondo, dalla canzone d’autore al jazz al soul latino alla musica indiana.
Dai Balcani alle terre della Tarantola a Robert Plant e Ludovico Einaudi, Redi Hasa ha messo tutta la sua vita in un violoncello. Maestro e mago dello stile cantabile, Redi racconta il mondo invisibile attraverso un suono maestosamente umano.