L’album Nostalgy vuole restituire dignità al sentimento che nasce dalle perdite, dai distacchi e dagli abbandoni che accadono durante la nostra esistenza. Che si tratti della perdita di qualcosa, di qualcuno o di un’emozione, il sentimento e i ricordi che ne derivano amplificano il valore che abbiamo dato nel passato a ciò che oggi non c’è più.
L’album contiene 13 tracce che aprono una finestra sui tanti e differenti modi in cui la nostalgia può manifestarsi in ognuno di noi, ma è anche un disco molto personale in cui Ashraff 30 canta il suo proprio e intimo sentimento di nostalgia che prova, soprattutto, per la Madre Terra, per l’Africa. Non è una caso che il primo singolo del disco sia proprio il brano “Mankind’s Cradle”, la culla dell’umanità: dopo un lungo periodo trascorso in Europa, l’artista comprende quanto siano forti e salde le sue radici e quanto sia fiero di essere africano, nonostante gli innumerevoli problemi che ancora oggi affliggono il continente. Un faro acceso sulla sua terra di origine anche nella traccia “Galsen”, che non è altro che il nome Senegal con le sillabe invertite. È un pezzo in cui Ashraff 30 canta un vero e proprio inno per il suo paese, sottolineando quanto tutto della sua terra gli manchi, dagli odori ai cibi, dai colori alla gente. Inevitabili in “Galsen” i riferimenti alla famosa Teranga, l’arte dell’ospitalità senegalese, e alla sfera della spiritualità murid, quest’ultimo soprattutto un tema molto sentito dall’artista e che ritorna infatti anche nel brano “Sunu Wassila”.