Si potrebbe partire dalla fine, infatti in chiusura di disco gli Astrolabio, ci regalano una loro versione del classico del post beat italiano “Pugni chiusi”, affidata alla voce dell'ospite Raffello Regoli. Ma sarebbe riduttivo nei confronti del quartetto veronese che, dopo alcuni anni di attività giunge con questo album al debutto. Infatti Michele Antonelli (vovce, chitarra, flauto), Paolo Iemmi (voce, basso), Alessandro Pontone (batteria) e Massimo Babbi, tastiere), meritano un'analisi più approfondita perché, pur muovendosi nei territori del rock progressivo, sono riusciti a dare una ventata di novità a questo genere, attingendo dai classici come PFM, Rovescio della Medaglia, per rielaborarli in un'ottica più hard rock, con le chitarre che supportano le tastiere, per creare un connubio assolutamente attuale. Il suono ci fa meravigliosamente perdere in un'atmosfera anni '70, basta ascoltare “Non ricordo” con quei chiaroscuri centrali, con tanto di flauto traverso alla Caravan, “Servito”, “Aurora”, “È stato detto tutto”, sono canzoni che vanno oltre la restrizione di un genere, di una definizione, sono piccoli mondi che si aprono su altri mondi. Il suggerimento è di non fermarvi alla superficie, questa è musica assolutamente vera. Si proprio come quella di una volta. Parola di uno che non ha mai amato fino in fondo il prog. www.astrosito.it