AT THE GATES – At War With Reality Esplosione, litigi, scioglimento, riappacificazione, reunion, tour mondiale. Mancava solo un nuovo album per chiudere il cerchio e alla fine gli At The Gates ci sono arrivati. Anche questa casella – per molti necessaria, per altri ampiamente evitabile – è stata spuntata. È normale che approcciandosi all'ascolto di “At War With Reality” il pensiero vada subito al pluri-acclamato “Slaughter Of The Soul”, il “Reign In Blood” della band, il suo disco più celebre, sino ad oggi splendido epitaffio di una carriera breve ma assolutamente intensa. Un disco citato e scimmiottato per quasi vent'anni, ogni tanto anche dai suoi stessi autori in alcune fasi della loro susseguente carriera come The Haunted. Da questa pietra miliare “At War With Reality” prende chiaramente le mosse, per poi rivisitare – almeno in certi episodi – qualche altra cavità di quel suono che gli svedesi hanno plasmato tra il 1991 e il 1995. Se c'erano persone che davvero credevano che gli At The Gates volessero/potessero cambiare del tutto registro, queste verranno messe a tacere nel giro di 2-3 canzoni. Poco o niente è cambiato nella band in tutto questo tempo di inattività in studio. Ma diciamolo: perchè mai il quintetto avrebbe dovuto stravolgere il proprio indirizzo stilistico? Certo, pezzi come la title track o “Conspiracy of the Blind” potranno apparire scontati, se non addirittura piatti, ad alcuni, ma è davvero il caso di far pesare al gruppo il fatto di essersi affidato a una formula che esso stesso ha inventato e che a suo tempo è risultata innovativa? Se il materiale di questo disco a certe orecchie suonerà un po' trito forse, almeno in parte, è perchè in due decenni una miriade di formazioni, più o meno note, hanno appunto rubato e fatto proprie queste soluzioni: dai Soilwork agli Unearth, dai The Black Dahlia Murder agli Arsis, dagli Evocation agli Insomnium. La lista è enorme. Tutt'ora la scena metal è colma di band che propongono regolarmente brani modellati sullo stile death e death-thrash degli svedesi. Magari dovrebbero essere queste realtà più giovani a cambiare e a offrire qualcosa di nuovo, non viceversa. Insomma, gli At The Gates nel 2014 suonano alla At The Gates e, per quanto ci riguarda, in questo non vi è nulla di male o di equivoco. Appurato e sottolineato ciò, com'è quindi “At War With Reality”? Per la gioia dei cosiddetti die-hard fan – ma anche degli ascoltatori più occasionali – possiamo dire di trovarci al cospetto di un'opera solida, concepita e realizzata con grande perizia da una band che ormai non ha certo problemi di esperienza. La tracklist è sostanziosa, quasi a volersi far perdonare i due decenni di assenza dalle scene: si spazia dagli ormai tipici uptempo affilati – vedi appunto la ruffiana e immediatamente riconoscibile title track – ad episodi più riflessivi e articolati, in cui talvolta emerge quel tocco malinconico rintracciabile in vari pezzi del repertorio degli inizi. In verità non ci si imbatte mai in clamorosi richiami al passato remoto della formazione (se non altro perchè buona parte dei riff e delle intuizioni progressive dell'epoca portavano la firma del vecchio chitarrista Alf Svensson), tuttavia Tomas Lindberg non mentiva quando preannunciava un lavoro più vario ed emotivo dell'ultima prova in studio. “At War…” ha una sua identità, non è diretto e tirato quanto “Slaughter of the Soul”, ma, al tempo stesso, non è cerebrale e frastagliato quanto i primi album. A ben vedere, i Nostri potrebbero spacciarlo per un disco scritto nel periodo fra “Terminal Spirit Disease” e l'ultima fatica: in certe tracce è appunto evidente quell'impronta death-thrash manifesto di “Slaughter…”, ma in altre le ritmiche sono ben più controllate, dando modo al riffing e alle melodie di godere di maggior spazio di manovra. La vera sorpresa, comunque, è vedere i gemelli Bjorler brillare nuovamente come compositori, dopo anni non esattamente spumeggianti al servizio dei The Haunted: brani come “The Book of Sand” ed “Eater of Gods” sono tutto fuorchè solo mestiere. La qualità media è piuttosto elevata e anche quando la band inserisce il pilota automatico (ad esempio nella succitata “The Conspiracy of the Blind” o in “Upon Pillars of Dust”) si è comunque lontani dal tediare l'ascoltatore. In definitiva, “At War With Reality” è un album che soddisfa: chiaramente non potrà avere lo stesso impatto sulla scena metal di uno “Slaughter…”, non è indimenticabile quanto quest'ultimo o un “With Fear…”, ma è pur sempre lungi dall'essere un'opera raffazzonata o esclusivamente nostalgica. Nel caso degli At The Gates, la classe per fortuna non è acqua. www.atthegates.se