Nati nel 2008 come furioso trio math-rock sotto l'influenza dei newyorchesi Battles, gli Aucan hanno sviluppato rapidamente un discorso sempre più autentico e personale, fondendo la carica nell'utilizzo degli strumenti live con la sapienza nell'utilizzo di synth e macchine elettroniche.
Negli anni sono diventati un ibrido perfetto fra la figura del producer e l'idea alternativa di band elettro–acustica strumentale da cui erano partiti, condividendo il palco con Matmos, Rioji Ikeda, Fuck Buttons, Chemical Brothers, Tricky, Black Heart Procession, Placebo (su invito personale), e collaborando fra gli altri con Shigeto, Otto Von Schirach, Verdena, Scorn, Zu, e Dalek.
Stelle Fisse, pubblicato in Italia dall'etichetta indipendente La Tempesta in collaborazione con la londinese Kowloon, è il loro nuovo LP che esce a distanza di 4 anni dai precedenti Self Titled, Dna e Black Rainbow, dischi che li hanno portati con oltre trecento date sui palchi di mezza Europa, consacrandoli come uno dei migliori live acts in circolazione.
L’LP è frutto di una ricerca musicale e sonora che ha portato la band a gettare le fondamenta del proprio sound, miscelando elementi della UK garage e del post-dubstep inglese con un approccio più minimal e pulito, berlinese, unendo sapientemente samples di voce pitchata (ma registrata live) con malinconiche linee di synth dissonanti. Il suono è analogico ed elettronico ma umano, caldo ma al tempo stesso trasparente e definito, ampio, morbido. Le armoniche generate dalle percussioni distorte si stendono sui bassi profondi dei sample deep techno. Le voci spariscono nei riverberi sterminati, fondendosi con la texture dei synth. Timbri speciali di fiati sintetici e bassi in modulazione FM disegnano un mondo etereo, ambientato probabilmente nello spazio primordiale, prima dell'esistenza stessa dell'uomo o delle macchine.
Un lavoro che èil risultato di una lunga sperimentazione in studio e che segna per gli Aucan un ritorno: in primis alla dimensione live, con uno show audio/visual 100% hardware (ovvero senza computer), in secondo luogo alle proprie origini reinterpretate attraverso una lunga ricerca sul suono e sull'identità. Non a caso il titolo: un'ode a ciò che nel rush delle nostre vite nonostante tutto non cambia, i punti di riferimento che esisteranno per sempre, quelle stelle fisse così lontane ma giusto sopra la nostra testa.