Sulla copertina di ‘Sahari’ una ragazza posa con ballerine e un tutù bianco scintillante. È una scena d'infanzia comune, ma capovolta. La protagonista non è privilegiata e lo sfondo non è certo una confortevole casa di periferia. È un'esiliata, non vive nemmeno vicino alla sua patria d’origine e dietro di lei si trovano le tende e gli edifici di un campo profughi. C'è un deserto e un cielo in fiamme alle sue spalle. Eppure, anche in questa desolazione, ha ottimismo. Lei crede in un futuro migliore. Un’immagine di speranza dunque, che si traduce nel lavoro più avventuroso e sublime firmato da Aziza ad oggi.
Per raggiungere questo traguardo artistico Aziza Brahim si è rivolta all'acclamato artista spagnolo Amparo Sánchez degli Amparanoia per la pre-produzione dell'album: una collaborazione che ha avuto un impatto trasformativo sulla musica. Le tessiture si ampliano e l’ingresso della programmazione elettronica e delle tastiere rende più vitale e contemporaneo il suono.
"Amparo è un artista che ho sempre ammirato", osserva Brahim. “Ha suggerito di introdurre l'elettronica e questo significava registrare in modo diverso. Prima registravamo tutto dal vivo. Questa volta abbiamo lavorato tutti in diversi studi per poi mettere insieme i pezzi. Ho prodotto l'album, la prima volta che l'ho fatto da Mabruk nel 2012, ed è stato un lavoro molto difficile, una sfida molto interessante: lavorare in un modo nuovo e far suonare le tue canzoni esattamente come vuoi. "