The True Story of Bananagun, uscito a giugno 2020, è la prima esperienza discografica dei Bananagun come band composta da cinque elementi, la giusta evoluzione di demo e idee originariamente nate nella cameretta del frontman Nick van Bakel. Il polistrumentista cresce con i video sullo skate, assorbendo i beat dell’hip hop che li accompagnavano, ed è stato poi raggiunto dal cugino Jimi Gregg alla batteria – con cui condivideva la passione per il Libro della Giungla – e dagli altri componenti che hanno lo stesso interesse a fare cose divertenti: Jack Crook (chitarra e voce), Charlotte Tobin (djembe e percussioni) e Josh Sans (basso). Tra loro si è creata una spontaneità fresca e giocosa portata avanti con prove a notte fonda e appuntamenti negli studi di registrazione di Melbourne.
Nonostante gli evidenti riferimenti al passato, il gruppo non ama il revival il senso stretto, anzi, con l’album di debutto fa un balzo in avanti nel futuro con una straordinaria miscela di psichedelia tropicale. Il nome apparentemente innocuo della band lancia un messaggio di unità che combacia con l’universalità della musica: per dirla con le parole di van Bakel, «È come un combattimento non violento, o un ragazzo che fa una rapina con una banana al posto della pistola e dice alla polizia di non prendersi troppo sul serio!».