BARRY ADAMSON The Murky World Of Barry Adamson Benvenuti nel mondo oscuro di Barry Adamson. Diciamolo subito: dodici canzoni (tra le quali tre pezzi nuovi) sono un po' poche per definire "esaudiente" questa antologia dell'uomo con il neo, che dopo Magazine e Bad Seeds ha inciso da solo una mezza dozzina di dischi. Sono comunque sufficienti per circoscrivere, alle orecchie di chi non lo conosce i tratti essenziali dell'idea musicale - vale a dire una ininterrotta colonna sonora per un noir immaginario - di questo perverso gentleman post-punk. Chi meglio di Adamson, con quella sua aria da vilain scorsesiano, ha saputo rivestire di panni moderni - grazie a dosi industriali di cinismo e humour nero - gli insegnamenti dell'altro grande Barry (John)? Nessuno, suggeriscono le riletture della bernsteiniana The Man With The Golden Arm e di 007, A Fantasy Bond Theme, o il geniale esperimento di Shirley Bassey al maschile di What It Means. Altrove - gli estratti di Oedipus Schmoedipus, ironicamente definito nelle note "la madre di tutti gli lp" - prevale invece un jazz/lounge morbosamente ripiegato su se stesso: The Vibes Ain't Nothing But The Vibes, Something Wicked This Way Comes e The Snowball Effect mostrano il volto malato della cocktail music. A far da contrappunto c'è la violenza bukowskiana dell'inedita Mitch And Ande, oscuro racconto spoken word appoggiato su un viziosissimo riff di basso. Che sia lì, in fondo, il vero Barry Adamson?