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BEJELIT

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Bejelit - Emerge Attivi ormai da più di un decennio, i Bejelit hanno raggiunto un buon equilibrio espressivo e la capacità di esprimerlo attraverso un suono di alto livello, affidandosi anche a professionisti del settore in grado di portare il tutto ad un livello che, da questo punto di vista, non ha nulla da invidiare ai prodotti esteri del genere. Ecco: professionalità. E' questa la parola chiave per inquadrare un lavoro come Emerge, il quale, facendo seguito al precedente You Die And I, rappresenta uno step di affinamento dell'opera della power band di Arona. Dicevamo del suono, assolutamente netto e preciso, ben in grado di sposare potenza, energia e ricerca della raffinatezza; il tutto ottenuto tra l'Italia (Old Ones Studio) e la Finlandia, dove è stato effettuato mix e mastering di Emerge. Il secondo aspetto -che alcuni considerano di contorno, ma non io- riguarda i testi molto curati, che si giovano della collaborazione del poeta Nick "Xas" Giordano. Infine la line up vera e propria, che si giova dell'inserimento del chitarrista Marco Pastorino (Secret Sphere e The Ritual), che semina incisivi assoli per tutta la durata dell'album. Chiaramente ciò che conta però, sono le canzoni vere e proprie, ed è appunto queste che passiamo ora ad esaminare. Si parte con The Darkest Hour, pezzo cupo e veloce, quasi al limite del thrash in alcuni passaggi, con discreti cambi di tempo, che mostra chiaramente la ricerca di una linea di continuità col precedente You Die And I. Più immediato e lineare C4, ed anche più "dentro" dal punto di vista delle tematiche, con un testo che sotto una patina fumettistica, parla in realtà di isolamento e dell'emersione da una situazione alienante; non il pezzo più interessante del lotto. Decisamente da esibizione live Don't Know What You Need (poteva anche essere l'opener del disco), che col suo essere a metà strada tra power e tendenze più moderne, mostra chiaramente di essere firmata da Pastorino. Bello il chorus. Abbastanza prevedibile dal punto di vista musicale la title-track, che però si riscatta con un testo interessante, frutto esclusivo dell'apporto di Giordano. Discorso ancor più valido per We Got The Tragedy, dal testo ancora molto sentito, ma decisamente perdibile a livello musicale, rifacendosi a modelli scontatissimi senza nulla aggiungere e nulla togliere agli stessi. Le quotazioni di Emerge risalgono con To Forget And To Forgive, più metal e con i buoni soli di Niccolò Da Gradi. E siamo alla parte più interessante dell'album, rappresentata dal duo Dancerous/Triskelion. Per ciò che attiene alla prima presenta una marcata presenza di tastiere, ma soprattutto di fisarmonica e violino, con la presenza di Laura Brancorsini dei Furor Gallico. Interessante il testo, che parla della fine del mondo e di un singolare modo di affrontarla, molto poetico e positivo. Una citazione a parte merita Triskelion, che fin dal titolo si riferisce chiaramente alla Sicilia. La musica del pezzo è una fusione tra la taranta ed il metal, e risulta decisamente affascinante, almeno per me che sono proprio di quella regione. Il pezzo è passionale ed iracondo, con buoni cambi di tempo, e serve inoltre a dimostrare una tesi che sostengo da decenni, riguardante la vicinanza tra folk e metal. In linea generale questa è già ampiamente dimostrata dall'esplosione del folk metal di questi anni, ma è proprio sulla taranta in particolare che voglio spendere due parole, dato che secondo me sono quasi la stessa cosa. Provate a destrutturare i brani più significativi della nwobhm, in particolare quelli dei Maiden. Quello che otteniamo molto spesso, sono proprio delle belle tarante. Inoltre i popolani dediti a ballare la taranta nei tempi andati, venivano bollati dalla chiesa come posseduti dal demonio per i loro movimenti convulsi e per il loro agitare la testa; vi ricorda nulla? L'album va poi a terminare sulla falsariga della media qualitativa generale, con Deep Waters da segnalare almeno per durata e fino alla conclusiva semi-ballad Boogey Man, che cresce col progressivo inserimento della strumentazione elettrica. Lavoro concreto, raffinato, con poche battute a vuoto, molto pensato, pianificato e realizzato con grande cura dei dettagli. Capolavoro? No, perchè il songwriting, oltre a presentare grande professionalità ed a garantire una qualità media sempre accettabile, manca di guizzi di livello superiore, di quel qualcosa in grado di rendere Emerge un lavoro memorabile, da ricordare a lungo. Affidabile la band, affidabile il disco, in attesa di vedere se i Bejelit saranno in grado di fare quegli step loro necessari per arrivare al top. www.bejelit.com www.myspace.com/bejelit

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