Macchine. Ingranaggi. Meccanismi interiori ed esteriori. Automatismi che guidano la mente ed i comportamenti. Binari psicologici e sociali su cui le vite scorrono inconsapevolmente. O consciamente, ma accompagnate dalle difficoltà del liberarsi.
Le riflessioni sulle tante sfaccettature di questa realtà sono alla base di Piccoli oggetti meccanici, il nuovo album dei Belzer: un non-concept che raccoglie dieci nuovi brani nei quali si indaga sui riflessi degli automatismi (indotti e non) nella mente e nella vita quotidiana. Dieci piccole rappresentazioni dei condizionamenti della psiche e degli invisibili meccanismi che guidano la società moderna.
Questi concetti si riverberano nella musica della band, che si fa più ricca, complessa e stratificata.
La composizione non sempre si basa sulla tradizionale forma-canzone, ma a volte prende spunto dal concetto di “oggetto musicale”. I singoli elementi che compongono gli arrangiamenti dei brani sono concepiti come parti di un delicato meccanismo, che i quattro musicisti hanno assemblato con pazienza e cura in un arco di tempo durato tre anni.
In questo processo sono stati aiutati da saggi ingegneri musicali come Mauro Sabbione (Matia Bazar, Litfiba) e Marco Fadda (Fossati, Oxa) che hanno arricchito con i loro preziosi componenti alcuni brani dell’album.
Il meccanismo è in moto, gli ingranaggi girano, Piccoli oggetti meccanici è pronto ed è fuori. O dentro.
I Belzer suonano da più di dieci anni, sotto varie forme e identità.Oggi i Belzer sono Giulio Belzer (voce, pianoforte e chitarra), Guido Bruzzone (basso), Luciano Zambito (batteria) e Massimiliano Breveglieri (chitarra).
La loro musica inizia a circolare tramite tre E.P. autoprodotti: Un passo nel vuoto (2003), Sotto un'altra luce (2004) e Yuyin (2005).
Dopo aver maturato una solida esperienza live che li ha portati ad aprire nel 2007 i concerti genovesi di Giorgio Canali e dei Perturbazione, i quattro musicisti escono nel 2009 con il loro album: "L'ultimo giorno d'inverno".
Il lavoro ottiene immediati riscontri positivi da parte della stampa(“I Belzer la sanno lunga sanno scrivere tesi poetici e sanno essere espressivamente radiofonici” Lucia Marchiò – La Repubblica; “Se i Belzer fossero gli Afterhours o i Marlene Kuntz qualche mio collega griderebbe al capolavoro.” Edoardo Iervolino – Beat Bop a Lula; “Il CD già al primissimo ascolto sa comunicare ottime sensazioni” Francesco Casuscelli – Corriere Mercantile) e del pubblico, valendo alla band un premio per il miglior singolo, assegnato al brano “La bellezza” durante il Festival internazionale della Poesia di Genova.