Ci sono tesori nascosti nel songwriting americano e Ben Bedford è uno di questi. Ben è un giovane songwriter dell’Illinois che si ispira a Woody Guthrie, Dylan, Townes Van Zandt e Guy Clark. Arrangiamenti essenziali, dove la chitarra è accarezzata da una viola o da un violino per fare da cornice a testi molto poetici e a canzoni di denuncia sociale, cantati da una voce davvero bella e convincente. Il debutto discografico risale al 2008 (Lincoln’s Man). L’anno successivo esce Land of Shadows e la critica muove paragoni importanti con Bill Morrisey, Greg Brown e Jeffrey Faucault. Si conferma ancora su altissimi livelli nel 2012 con What we Lost ma la consacrazione definitiva arriva con The Pilot and the Flying Machine (2016), un disco profondo e poetico, con un arrangiamento giocato tutto su chitarra e archi e la voce della moglie Kari Bedford nei delicati controcanti, evocando melodie e atmosfere figlie dei Cowboy Junkies. Ballate malinconiche e luminose che profumano di legno e che arrivano diritte al cuore dell’ascoltatore. Il suo songbook è impreziosito da storie epiche e da ritratti di personaggi d’altri tempi che fanno di Ben Bedford uno degli storyteller più interessanti della nuova narrativa americana. Nel 2017 Ben Beford partecipa col brano Snow don’t Fall al doppio cd tributo al suo idolo Townes Van Zandt intitolato When The Wind Blows e prodotto dall’etichetta italiana Appaloosa Records. Quello di Ben Bedford è uno degli episodi più toccanti di questa straordinaria raccolta di 32 canzoni alla quale partecipano personaggi del calibro di Joe Ely, Terry Allen, Chris Jagger e Malcolm Holcombe. Nel marzo del 2018 Ben realizza un nuovo disco dal titolo The Hermit’s Spyglass, un concept album interamente dedicato al suo gatto Darwin e al tempo magico che hanno trascorso insieme nella loro casa sperduta in una prateria dell’Illinois. Un disco surreale e ironico dove non mancano spiritualità e momenti di profonda riflessione.