BEN SIDRAN Dopo 25 album (dieci dei quali con la sua etichetta, la Go Jazz) Ben Sidran ha pubblicato un magnifico lavoro discografico dedicato a Federico Garcia Lorca, trasposizione del concerto tenuto a Huerta De San Vicente nei pressi di Granada il 18 giugno 1998 in occasione del centenario della nascita del poeta spagnolo. «La musica spagnola - dice Sidran - ha una forte affinità con il jazz e con il blues. La tradizione gitana ha forti legami con quella ebraica. Quando l'ho sentita per la prima volta mi è sembrato di ripercorrere strade che conoscevo già. Sono tornato indietro e sono rimasto colpito dall'espressività e dalla forza della voce». E' difficile per un americano entrare nello spirito del Duende senza passare per la strada del dolore: «Lorca diceva di combattere un duello con la morte ma ad analizzare bene il flamenco possiede intrinseche analogie con il fado e il blues degli afroamericani del delta. Il filo che li lega è quello della tragedia. La storia di Lorca mi ha colpito per l'analogia con quella di molti musicisti jazz che hanno lottato per le proprie idee. E' modernissimo. E oggi rappresenta la via di un neoumanesimo. Oggi la musica muore asfissiata dalla tecnologia e dalla falsa idea di libertà che circola negli Usa. Il mondo ha bisogno di poesia e non di marketing. E' l'uomo che deve essere al di sopra delle macchine. La tecnologia è un mostro che divora tutto e uccide la musica. Se esiste un gusto musicale, la tecnologia si fa avanti e diventa schermo che impedisce di assaporarla fino in fondo. E' certo un discorso politico ma non si tratta di alternanza o scelta tra comunismo o capitalismo. Lorca indica a suo modo una terza via, forse per evitare che nel prossimo secolo si viva in un blockbuster tecnologico che ucciderà totalmente il cuore e la musica.