Le aspettative possono divenire un fardello sgradito e ingombrante, desideri scompigliati che lasciano insoddisfatte e frustrate entrambe le parti. Nulla di ciò grava su Midnight World, ricomparsa del trio d’oltremanica dopo l’esordio del 2004 Blackout, convincente ipotesi di Pussy Galore legati alla prima Catena di Gesù e Maria. Si suole affermare che il secondo album illumini sulla consistenza di una band e ne chiarisca le capacità: se è vero, questi sedici brani svolgono il loro ruolo più che degnamente, accentuando la componente più rovinosa e malata (da giovani Cramps) che innerva scempi come Mystery Shopper, The Mummy o la surfistica Office Desperate, capaci di trascinare la carcassa delle dodici battute dalla cantina alla discarica (e ritorno) con sintesi e freschezza invidiabili. Si può certamente sollevare una serie di obiezioni al Tempo Nero: che di dischi simili ne abbiamo ascoltati a bizzeffe, che non potranno mai esercitare lo stesso impatto sulla Storia che ebbe l’accolita di Jon Spencer (bella forza: una porta la si sfonda una volta sola) e via sciorinando. In verità, assodate le manifeste origini - in elenco anche gli Electric Eels meno dissennati e i Pagans - che sono ormai eredità inesorabile per chiunque dopo cinque decadi di rock, la compagine mostra peculiare gusto pop nel frastuono delle “psicocaramelle” You Are Stealing My Time e New Fiction, ribadito in chiusura da Classical Mess ed Escape Velocity. Un retaggio britannico (visibile pure nella scorza Fall di Psychic Tracks) che filtra tra le atmosfere cupe, valore aggiunto privo di retorica che eleva i Black Time sopra la media di un genere spesso refrattario, oltremodo ligio a precetti e dogmi. Perspicace la In The Red ad inseguire i tre e metterli sotto la sua ala protettrice, nella certezza che Lemmy Caution, Janie Too Bad e Mr. Stix possano fare ancor di meglio. Che lo tengano in serbo per il notoriamente “difficile” terzo album? www.intheredrecords.com www.myspace.com/blacktimemutant77