Dodici tracce compongono “Tutto finirà bene”, disco caratterizzato da una presenza massiccia di suoni elettronici, synth, pad, arpeggiatori che rendono il sound più moderno e potente ma anche, contemporaneamente, più finto. Un po’ come ci annunciavano nel 2013 con “Sole tu sei” e ancora prima con “Synthami”, i Blastema amano sperimentare e unire diversi concept musicali in un unico prodotto. Sullo sfondo di ogni brano si sente sempre e comunque la presenza delle chitarre distorte: “La parte pura” e “Orso bianco” avvalgono la nostra tesi.
I suoni, le melodie seguono sempre la voce di Matteo Casadei, una linea ghotic-pop/rock che si concentra principalmente su suoni cupi, oscuri, quasi opprimenti ma ben calibrati. Suoni che fanno da perfetto sfondo a testi per niente banali, ma anzi di grande attualità e bellezza; come nei precedenti album la cura per la parola è di fondamentale importanza per i Blastema.
«Coprimi in fretta che la luce non sa accenderci, arrendersi» dicono ne “I morti” e ancora «fa del vuoto un impero fino a che l’aria sarà bisogno e veleno» in “Prima che”.
Dinamiche varie, come in “Tutto finirà bene”, che si distribuiscono sapientemente, non solo nei singoli brani, ma anche in tutto il disco facendo sì che le dodici tracce non risultino noiose ad un ascolto complessivo e che ogni traccia abbia, in sé, allo stesso tempo movimento e melodia.
Non manca la “cattiveria elettronica” giusta in brani come “Prima che“ e “Tornerai“, come non manca lo spirito rock, nudo e crudo, in brani come “Asteroide”, uno dei migliori del disco, e in “Un modo semplice“.
I brani più soft del disco, “Ora o mai più” e “Perle ai porci”, hanno la particolare caratteristica di non rimanere statici per tutta la loro durata, ma crescendo lentamente e con la giusta intensità regalano piacevoli sorprese.