Settimo disco in studio per una delle band più longeve, stimate e fieramente indipendenti del panorama italiano, i Blessed Child Opera di Paolo Messere.
Come è sempre accaduto nella storia dei BCO, i brani nascono in un dialogo intimo e serrato tra paesaggi interiori e ambiente circostante. “Ho scritto le canzoni di questo disco senza pensare che le avrei fatte ascoltare a qualcuno, neanche a chi mi segue da anni” racconta Messere. “E’ solo il mio settimo album a nome Blessed Child Opera e dentro ci sono le nottate in bianco passate a scrivere e suonare, prima di addormentarmi sfinito. Ci sono le immagini della Maremma, posto in cui ho vissuto per due anni, c'è un certo spleen solitario che oramai mi accompagna da tanto tempo; c'è il desiderio di raccontare la mia vita all'interno di canzoni dirette e caratterizzate da una cura maniacale del suono”.
La tavolozza a cui attinge Messere è molto variegata: le tinte fosche di We Can’t Be Rivals of God, arricchita dalla voce di Valeria Sorce, gettano un ponte ideale col precedente e ottimo The Darkest Sea, ma presto lasciano il campo alle sfumature più chiaroscurali di Panted Horses e Mother, ai colori pastello e agli umori dolcemente malinconici di The Despair Like A Trail e No One e finanche alle luci tenui di I Am Gonna Wait My Love, tra i brani più romantici nella ultradecennale produzione della band. Il titolo dell’album è d’altronde emblematico: i demoni del passato sembrano finalmente
dissolversi a favore di una maggiore consapevolezza e di una ritrovata armonia col mondo, espressa al meglio dal brano posto in chiusura, la toccante I Know Everything, con il canto di Messere che parte pacato e chiude in crescendo e in mezzo il vociare allegro e festoso di bambini.