Tre membri delle post/psych-rock band Floss, Teich e Beech mettono insieme questo nuovo progetto dal fuorviante moniker Bruce Harper, provando a sondare nuovi territori elettronici forgiando il tutto con batteria, synth, sample, voci e drum machine. Il risultato è un'encomiabile miscela in cui una certa vocazione e attitudine rock data dall'uso analogico della strumentazione si fonde con i suoni e con la loro forma, chiaramente di estetica elettronica, con particolare interesse alla trasformazione delle parti vocali, qui destrutturate e filtrate per creare sonorità totalmente distaccate dalla materia primordiale.

L'esordio omonimo della band bresciana è caratterizzato da una rilevante necessità d'immediatezza; quasi nulle sono le pause tra i nove brani ed è il ritmo a fare da padrone, ovviamente imbottito di effetti acustici che, a dire il vero, non brillano certo per varietà, arditezza e genialità. Si tratta di un'opera che, sotto l'aspetto musicale, fatica a rendersi suadente, ma ha il merito di creare una duplice atmosfera in bilico tra fredda razionalità armonica e un misterioso clima caliginoso dato dagli echi post-rock dei synth.
Lo stile prettamente elettronico scivola in una minimal techno lineare che, nei passaggi più solerti, quasi si trasforma in indietronica, anche se il punto di riferimento preminente è sempre micro e tech-house in chiave strumentale con diverse incursioni in luoghi più astratti, future garage, ambient e downtempo.

Ciò che più manca a questo "Bruce Harper" è di certo la prestanza del math dei loro riferimenti Battles e la spregiudicatezza del rock sperimentale ma anche la capacità di sviscerare quel senso di asprezza o, altrimenti, alternarlo a congiunture più farsesche. Il tentativo dei Bruce Harper è di dare origine a vibrazioni inquietanti, torbide, irrequiete, ma che non danno mai l'idea di poter affondare il colpo per giungere esattamente dove vorrebbero. Come un suono che si prenda troppo sul serio senza avere davvero gli argomenti per farlo. A questo, dobbiamo addizionare una mancanza di stile che possa dirsi innovativo, anzi, fin troppi passaggi suonano come insignificanti ridondanze. Sotto l'aspetto tecnico, i tre mostrano una discreta padronanza dei mezzi, nonostante l'esecuzione abbia un'aura quasi cinematica; anzi, è proprio questo a creare l'immaginario onirico, allucinogeno e sibillino che diviene la forza dei brani.

"Bruce Harper" è un lavoro certamente apprezzabile dagli amanti del genere, ottimo per comprendere quale legame possa davvero esserci tra rock ed elettronica, per chi non abbia troppo chiare le idee. Meno contenti saranno coloro che tale materia masticano abitualmente, quelli per cui la scelta dei suoni va oltre la semplice resa sonora. Dal canto mio, non amo troppo le mezze misure; qui ce ne sono talmente tante che il mio giudizio non può che finire per essere anch'esso una via di mezzo. Con mio profondo rammarico.