Il punto è l’incapacità di confezionare pezzi di cantautorato “alto”, qualunque cosa voglia dire, E di volersela giocare sul piano di un pop radiofonico “non banale” e di cavarsela col minimo sforzo. Brunori sembra avere i numeri per ambire a un pop che si porti dentro il germe imprevedibile della semplicità (che è una complessità risolta) ma – ahilui, ahinoi – si accontenta di andare in scioltezza grazie al lubrificante della facilità (che nei casi migliori è una complessità aggirata). Si dirà che sono tempi difficili, che non è il caso di andare troppo per il sottile, che già dovremmo ringraziare se in radio passeranno canzoni come queste, musicalmente curate (nulla di coraggioso e originale: ma non è certo questo il punto) e melodicamente appassionate (in perfetto Brunori-stile), quasi sempre riuscite (a parte le invero bruttarelle Benedetto sei tu e Fuori dal mondo), soprattutto latrici di versi quali “Dividere le cose è un gioco della mente/Il mondo si divide inutilmente” oppure “Sia benedetto il Signore Gesù Cristo che se fosse nato oggi non l’avremmo neanche visto”. Ok, certo, molte grazie, però lasciamo perdere i termini di paragone (Coez? Tommaso Paradiso?).