I BUSHI sono: Alessandro “Urmuz” Vagnoni (chitarra, voci), Matteo “Tegu” Sideri (batteria, voce principale) e Davide Scode (basso, voci). Sono tre ragazzi di Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, che hanno dato vita a questo progetto che è uscito per Dischi Bervisti e che si distingue per uno stile e un modo di porsi del tutto caratteristico. Tutto nasce da un’idea di Alessandro Vagnoni, la chitarra e voce secondaria del gruppo, a cui si deve l’ideazione delle musiche, dei testi e del concept grafico-lirico dell’album, che forse è proprio la cosa più particolare e che si contraddistingue. Il soggetto lirico e iconografico di questo loro alternative-math-rock è infatti totalmente incentrato sui samurai sulla cultura giapponese e infatti anche il nome della band richiama alla figura del guerriero militare del Giappone feudale. Dunque le 8 tracce del disco sono strutturate per far vivere l’epopea dei samurai, che da sempre simboleggiano nell’immaginario collettivo la contraddizione tra eleganza e crudeltà, tra tecnica sopraffina e aggressività pura, tra prestigio e decadenza. Anche la metrica nei testi richiama alla cultura jappo, in quanto questi ultimi sono brevi componimenti in versi haiku, che è il metro tipico della poesia giapponese, pronti a sorreggere delle lyrics tutte ispirate dai precetti delle scuole militari e filosofiche di tali nobili guerrieri e che fanno della ridondanza la loro caratteristica principale. Forse l’unico difettuccio che si può trovare nel disco è proprio la ripetitività di alcuni arrangiamenti in riff e di alcune scelte vocali che appaiono comuni a tutte le tracce del disco, ma potrebbe essere stata una scelta oculata per conferire un certo effetto ipnotico al tutto.