Il trio bolognese dei Buzz Aldrin spunta quasi dal nulla all'inizio dell'anno in corso, e già dopo cinque o sei mesi diventa un nome ricercato sulle locandine dei live tra l'Emilia e la Romagna. Al termine di un concerto folgorante a Guastalla li vediamo smerciare a destra e a manca il loro primo demo, di quelli casalinghi con tanto di numero di telefono e tracklist segnata a penna all’interno. Chitarra tagliente, basso imbottito di groove, batteria come un elicottero e una voce svogliata e sovente in loop sugli stessi lembi di testo ci portano con la mente, in poco meno di diciotto minuti, a un connubio ben organizzato tra Wire (in tutte le incarnazioni, dal ‘77 a oggi), Liars ed El Guapo. Cinque pietre preziose dai nomi animaleschi e surreali (“Giant Rabbits Are Looking At The Sun”, “Small Badtalk With Koala Friends” e “Cooking Dog Eggs” sembrano titoli usciti dalla testa di Lewis Carroll) che diverrebbero altrettanti singoli di successo se fossimo all'epoca dei 45 giri. I tre bolognesi si affermano prepotentemente come una delle sorprese più gradite del 2009: converrà mantenere, da qui in avanti, un occhio di riguardo sui loro spostamenti. A dispetto del nome, i Buzz Aldrin in quello che fanno potrebbero non essere secondi a nessuno. www.myspace.com/buzzaldringroup