"Sembra impossibile ritrovarsi, nell'Italia di oggi dove tutto induce a perdersi, a rinchiudersi in storie private - che possono anche essere languorose e di soddisfazione - ma sempre e soltanto personali. E sempre più difficile è pronunciare una parola facile: “Noi”. Ritrovarsi sullo stesso palco, dopo una quindicina d'anni, in un concerto assieme. Ci sono ottime motivazioni forti, per farlo. Scriveranno alcuni: “Ex-CSI”. Pazienza. “Reunion”, scriveranno altri. Pazienza ancora. Occorrerebbe maggior fantasia nel valutare, ma va bene così. Sono passati venti anni giusti dall'uscita del primo album di CSI, “Ko De Mondo”. Noi, ci siamo. Una decina di concerti sul finire dello scorso anno. Senza nostalgie di passato e di futuro, senza progetto costituito, senza smanie, ci siamo perchè è bello esserci, e giusto. A parte questa nuova formazione con la grande voce e presenza di Angela Baraldi e con Simone Filippi alla batteria, la novità è proprio la nostra ritrovata voglia di esserci, prendendo su di noi la responsabilità di portare avanti una storia importante come quella di CSI. L'obiettivo è quello di andare a ritrovare il nostro pubblico, quello che in qualche modo si sente orfano delle canzoni di CSI; assieme a un nuovo pubblico che non ha potuto incontrare quelle canzoni nel corso degli anni '90, ma che ha potuto conoscerle soltanto successivamente su CD. Non ci sembra ci sia bisogno ora di rilanciare con nessuna nuova produzione o impegnativo progetto a livello artistico: questo magari avverrà se i segnali raccolti nei mesi futuri saranno incoraggianti. Quanto allo scenario in cui muoversi, abbiamo assistito a un degrado esasperante del nostro Paese, in questi quindici anni; ognuno di noi a suo modo ha dato una forma pubblica, condivisa, al malessere che governa tutti. Ciò che non doveva accadere, accade quotidianamente, in forma progressiva e asfissiante. “Nessuna garanzia per nessuno”, dicevamo in una nostra canzone, Buon anno ragazzi, ricordate? Quello che sembrava impensabile, ansia d'artisti, oggi è pratica giornaliera. Fragorose, pesanti, monolitiche, apocalittiche, le nostre canzoni segnalano ancora le paure e le premonizioni del nostro declino. Spegnere il video, uscire di casa, muoversi, vivere, sognare, ritrovarsi, guardarsi, esserci, noi, voi, è ancora una volta l'antidoto migliore."