Spero non ci sia bisogno di presentare i Cannibal Corpse, padrini del brutal death metal, attivi sulla scena da ormai oltre un ventennio e forse unici nel loro genere in quanto a consensi e successo di pubblico. I nostri tornano oggi con Torture, dodicesimo album in studio, a tre anni da Evisceration Plague. Mettiamoci subito il cuore in pace: il sound dei nostri è riproposto con fedeltà e coerenza assolute, ed è ciò che tutti noi in fondo ci aspettiamo. Questi 12 nuovi brani si possono anche considerare canonici e scontati, ma chi si aspetta innovazione e modernismi dai cinque floridiani? Le danze si aprono con Demented Aggression, brano già presentato sia dal vivo che come preview dell'album, in cui i nostri dimostrano di essere ancora perfettamente in grado di pestare duro senza trattenere l'acceleratore. Sarcophagic Frenzy non cambia molto le carte in gioco, mentre Scourge Of Iron rallenta decisamente il ritmo. Il risultato è monotono e un po' fiacco, bisogna ammetterlo, ma Encased In Concrete (altra traccia già disponibile in preview e di cui è appena stato presentato il videoclip) e la seguente As Deep As The Knife Will Go ci arrivano in soccorso risollevando il metronomo e il livello di ferocia. Buonissimo come sempre il lavoro della sezione ritmica (mai sentito parlare di Alex Webster?), su cui ricamano le chitarre di Pat e Rob, e un plauso va anche alla prestazione di Corpseginder con il suo ormai inconfondibile vocione. Anche nel comparto lirico non ci sono novità di sorta: protagonista indiscusso di tutto l'album rimane il corpo umano, violato e violentato in ogni modo possibile. Carne, sangue, ossa. Più prevedibile, come spesso accade, la seconda parte dell'album, che si limita a ripercorrere le orme già tracciate. Brani come The Strangulation Chair, Rabid o la conclusiva Torn Through non stupiscono ma conquistano, dimostrando un'efferatezza che non accenna a diminuire con il passare degli anni e mantengono una qualità davvero elevata, una solidità che fa invidia e una ferocia da manuale. Anche in quest'ambito i Cannibal Corpse sono ormai una garanzia, essendo uno dei pochi gruppi "storici" ancora attivi a non avere mai avuto periodi bui, album sottotono o lunghe pause di riflessione. Anzi, mi sento quasi di affermare che Torture batte di misura il precedente e già ottimo Evisceration Plague. Certo i fasti del passato sono, appunto, passati (c'è ancora chi rimpiange Chris Barnes, figuratevi voi), ma il periodo d'oro dei Cannibali sembra non finire mai. Giusto per rispettare la tradizione anche in quest'ambito, quella che vedete qui a lato è la versione "castigata" della copertina, in cui lo sbaffo rosso copre gli immancabili corpi martoriati. Il rischio, sempre in agguato, era quello di avere fra le mani un disco canonico e di maniera, suonato con poca convinzione e con tanto mestiere. In fondo sono vent'anni che ci propinano la stessa roba, no? Invece l'entusiasmo c'è ancora, la voglia di urlare, far fischiare le corde, picchiare duro alla faccia di tutto e tutti. Perchè è esattamente questo che ci si aspetta dai Cannibal Corpse: un album di puro, classico ed incontaminato brutal death metal di qualità sopraffina. E ancora una volta non mi hanno deluso. Piccolo spunto polemico in chiusura: per i più fanatici di Fisher e compari l'album esce, come ormai quasi d'obbligo per le band "di cartello", in una serie di versioni speciali di lusso con gandget vari ed eventuali (fra cui addirittura l'action figure del tizio in copertina). Il proliferare di questi cofanetti ed edizioni deluxe, in cui la musica stessa sembra apparire quasi secondaria, non fa che confermare implicitamente un fatto ormai più che evidente: l'acquisto di un album è sempre più roba da collezionista, e sempre meno da semplice appassionato di musica. Sarà davvero questo il futuro? Dover abbinare pupazzetti o attrezzi vari pur di vendere un cd? www.cannibalcorpse.net