Carnifull Trio / ModaMare Anzitutto, presentazioni: Luka Carnifull è metà dei Fare$oldi con Santana Pasta, e con lui anche mente e cuore della Riotmaker, e ModaMare è il lavoro che segue (invero a grande distanza, siamo oltre la legislatura) i deliri solisti (Furillo) e in gruppo (BellaGente) che avevano costellato di sano eclettismo rocchenroll l’etichetta udinese. Poi, tanto per scoprire un po’ di carte, tanto vale che iniziamo a mettere paletti: siamo di fronte ad un (altro) capolavoro di italico stile. Ben lontani dall’idea di pop di amara memoria, eppure così vicini per sensibilità e portata, Luka Carnifull e soci di malaffare (il Jama alle percussioni e Ale alla batteria) costruiscono un geniale affresco di intuizioni, idee e rocchenroll; un lavoro che potrebbe apparire alieno su qualunque etichetta di qualunque città regione stato continente, ma ormai, dopo la piega di assoluta novità che da due anni a questa parte la musica italiana sembra aver preso, non ci stupiamo più di nulla. Il disco, dunque, frullato di approccio funk, con idee funk (e percussioni funk), ma piedi saldi nel rock, che evoca colori accesi e gite scolastiche in cui si fa indigestione di schifezze. Con un casino (ca-si-no) di groove, perché bisogna pur far ballare il gentil sesso. Perché Le Ragazze Dicono No attacca ed è subito un pacco di gianduiotti dritto in faccia, senti che fa male ma che bontà, signora mia… Chitarra batteria e percussioni trotterellano tra differenti ‘ies (70ies, i magici 60ies, molto poco per fortuna dagli abusati 80ies), ere geologiche di musica ritmo passione compresse per aprire al singolo 43140, echi Arthur Russell, tardo romanticismo virato funky. E poi succede, tutti i dubbi sulla bontà dell’italico ingegno spazzati via dai ricordi in odore “dfa in gita a Pontecorvino” di Kissinger, dall’incauto incedere e dalle esplosioni a pastello di Cold Pizza, quasi una Helicon 1 spiegata alla generazione dei metrisoprailcielo, e ancora dalla giostra di cioccolata fondente di Giostyle vs Tupperware. Song For Guido lascia che la melodia parli al cuore, mentre la cassa fa il lavoro sporco, L’Amore Prima di Internet ritona sul binario-amari (e chi scrive l’avrebbe volentieri messa a fine album, contraltare di quella Other Side of Mt.Heart Attack del Liars capolavoro), Pippol è di nuovo una girandola di canditi. Un album straordinario e perfettamente complementare a quello dei compagni di etichetta, un lavoro per cui non servirebbe a nulla sprecare parole o (sup)porre giudizi in tonalità di grigio, ma dopo tutto siam qui per quello. Una tavolozza di caramelle gommose multicolore, dei succhia succhia che mai si consumano di fabbrica di cioccolato memoria, un brucomela che scava nei ricordi di un’allegria, in fondo, mai abbandonata. Siamo stati tutti sedicenni, e questo disco è per chi lo è ancora, o per chi fa finta di aver dimenticato. www.riotmaker.net/carnifulltrio