Carolyne Mas Across The River Credevamo di averla irrimediabilmente persa, nonostante l'uscita di Brand New World (2005), ma spesso le diagonali ardite e le tangenti incontrollate della vita si ripropongono come rette che puntano verso una rinascita tanto psicologica quanto fisica. Carolyne Mas, sul finire dei '70 inizio '80, aveva fatto molto rumore con dischi per una major come la Mercury, album che sono ancora oggi oggetto di culto come Hold On (1980), Modern Dreams o Mas Hysteria (1981). Il suo folk rock urbano di matrice Springsteeniana, le incendiarie serate al nei migliori locali del Greenwich Village l'avevano marchiata implacabilmente come la nuova Janis Ian oppure la Springsteen in gonnella, poi però ha dovuto vedersela con una autobiografia che pare un Vietnam esistenziale, devastata da avvenimenti avversi che per oltre vent'anni che l'hanno gettata nella prostrazione e ai limiti della società bruciandone il grande talento. Ma tutto è bene ciò che finisce bene e finalmente il sole pare essere spuntato in Florida, dove ora risiede felicemente con la sua famiglia ricomposta, riportando Carolyne a nuova vita interiore e anche artistica, infatti, grazie alla sempre più attenta Route 61 di Ermanno Labianca ecco arrivare Across The River un album che, seppure non privo di qualche piccola sbavatura, è un lavoro che ci riconsegna una voce integra ed un'artista che sta esternando tutta la propria cultura musicale che ha radici lontane quando da bambina e adolescente conseguiva studi di pianoforte e canto (con passione anche per la lirica). Dieci brani tra cover dei suoi amati songwriters di quella volta là, riproposizioni di pezzi suoi sempre dell'epoca e una manciata di canzoni nuove, tutte però apparecchiate per una nuova tavola musicale imperniata su di un mood soul blues che pare rappresentare il nuovo interesse dell'artista americana. Ecco scorrere Across The River (Willie Nile), Witch Blues (Steve Forbert) e la conclusiva splendida New York City Serenade (Springsteen), un trittico in cui la nostra fornisce prove interpretative davvero convincenti, forse perché molto sentite in quanto la riportano in un vissuto, quello del Village, irripetibile. In Under The Boardwalk (The Drifters) e nella sua Sittin' In The Dark (è del 1979) Carolyne si prende un paio di azzardi vocali che ci dicono che la strada del soul intrapresa necessita ancora di un po' di lavoro anche se è a portata di mano. La tenera In The Box, molto vicina la sua voce a quella di Rickie Lee Jones e lo swing di That Swing Thing rappresentano il meglio delle nuove canzoni. Produzione perfetta nello stile Route 61, band italiana, registrato a Roma a Hemiola Studio, libretto e packaging (Roberto Mattei) come sempre sontuosi a ricordare il tempo in cui la Mas era in auge insieme agli LP. Bentornata Carolyne Mas, nei prossimi giorni saremo sotto il palco per farci confermare live (accompagnata dalla Daniele Tenca Band) il pieno recupero di un'artista che sicuramente ha raccolto meno rispetto alle sue potenzialità. www.carolynemas.com