Charles Mingus PEGGIO DI UN BASTARDO "Io so di essere nato come un prolungamento della vita stessa; tutto quello che c'è fuori, il cielo, la luna, il sole, l'universo) lo spazio tutta la faccenda sono io. Mi ricordo una volta che stavo parlando così a Bird. All'improvviso disse: 'Míngus! Non fare quel respiro!, 'Io non respirai". Charles Mingus accumulò appunti su appunti, appunti mentali che con l'aiuto di Mel King "l'unico bianco che ci sarebbe mai riuscito" presero la forma di un'autobiografia romanzata raccontata in terza persona. Stampato a New York nel 1971 al termine di un periodo molto burrascoso per Mingus, Beneath The Underdog ovvero Peggio Di Un Bastardo riesce ora in Italia. Nel grande compositore e contrabbassista, creatività e rabbia erano un tutt'uno, tant'è che quando suonava la sua band emanava energia pura e dura con la forza di un rito che portava musicisti e pubblico alla catarsi "So che sono nato con qualcosa di mistico. Dovrei riflettere sui pericoli impliciti, Sono queste mie mani le mani giuste a cui dare questo dono? Ho visto abbastanza da mettermi paura". Vittima della propria emotività, ma sempre fiero, Mingus, musicista nero e ribelle nato in un ghetto di Los Angeles nel 1922, in un'America ancor più d'oggi razzista, ebbe fin da piccolo una vita violente piena di conflitti, ai margini. Cultore del "sesso come forma di sopravvivenza", non risparmia nessun dettaglio sulle sue performance sessuali, sui suoi amori, sulla sua capacità di sedurre e pure di plagiare le donne (tant'è che racconta che fece anche il protettore). L'ambiente del jazz e i rapporti di Mingus con i suoi protagonisti, da Billie Holiday a Eric Dolphy a Miles Davis, il soggiorno all'ospedale psichiatrico dove fu internato, i problemi razziali, la vita di Harlem in un libro che regala al lettore emozioni forti. Vita dura da vivere, sofferta da raccontare e appassionante da leggere.