Affermatosi alla fine degli anni Sessanta, Charles Tolliver è stato subito salutato come una voce nuova dell'hard bop. Le sue composizioni sono fortemente caratterizzate ma al tempo stesso lasciano vasti spazi agli improvvisatori, e hanno un respiro evocativo e trascinante a cui contribuisce la sua tromba, infuocata, melodica, irruente e agrodolce al tempo stesso. Tolliver si colloca nel filone Lee Morgan – Freddie Hubbard – Woody Shaw, e ha portato avanti sul piano armonico e ritmico un jazz fortemente radicato nella tradizione più “nera”. Il suo stile è subito riconoscibile, così denso e pastoso, con linee melodiche ardue ma dominate da una ferrea logicità. E la sua scrittura è altrettanto preziosa, sempre cangiante e colma di stimoli ideali per qualsiasi improvvisatore di vaglia. Non è un caso che lo volle per la prima volta con sé Jackie McLean, che lo fece esordire nel 1964 con l'album “It's Time” . Negli anni Settanta e parte degli anni Ottanta, Tolliver ha scritto pagine importanti del jazz con album in quartetto e per big band, per non parlare delle sue collaborazioni con artisti quali Max Roach, Andrew Hill e McCoy Tyner. Ad esse sono seguiti lunghi momenti di silenzio alternati a brevi quanto improvvise riapparizioni. Ora però Tolliver è tornato in grande stile con una realizzazione discografica orchestrale acclamata dalla critica che lo ha catapultato di nuovo al centro dell'attenzione. Ed è un bene, perché attorniato dai grandi musicisti della big band (praticamente una formidabile all stars), Tolliver può tornare a far risuonare la sua visione musicale travolgente e originale. www.charlestolliver.com