Grande musica dal Senegal. Sotto l'egida di Youssou N'Dour nuovi talenti crescono. Cheikh Lo è un giovane musicista nato da genitori senegalesi nel Burkina Faso, capace di inserire nelle sue composizioni elementi Jazz, flauti, chitarre elettriche e acustiche, ritmi latini e tanto tanto colore. I suoi testi infine oltre a riferimenti islamici - Cheikh è un seguace di Amadou Bamba, fondatore della setta dei Muridi - si ispirano alla saggezza profonda e alla vita quotidiana. In Doxandeme (Gli immigrati) il testo è molto realistico: Forse disprezzi l'immigrante che cerca lavoro forse disprezzi il viandante che cerca conoscenza. Ma non hai compassione per lo straniero che lotta ogni giorno per sopravvivere!» Molto vicino in alcuni brani al «palm wine style» di Soliman Ernest Rogie originario della Sierra Leone, «Ndogal» è un classico esempio di musica dolce, ipnotica che invita a muoversi. «Ho ascoltato ogni tipo di musica, ma soprattutto bolero zairese, che ha le sue radici nel son cubano. Negli anni Cinquanta la musica cubana era di moda in Africa occidentale: i miei fratelli maggiori mettevano su i loro 78 giri e ballavano con le loro fidanzate «E1 Pancho Bravo». Senza sapere che cosa significassero, ero in grado di imitare alla perfezione i testi in spagnolo. Tutte influenze che ho assimilato». A1 termine degli anni Settanta Cheikh Lo ha abbandonato il Burkina Faso per raggiungere Dakar dove, dopo aver appreso da autodidatta come domare una chitarra, ha iniziato la sua carriera musicale suonando con diverse band senegalesi. Ma in breve Dakar risultò troppo limitata per il ragazzo e negli Ottanta decise di conquistare l'Europa: base di appoggio, come prevedibile, era Parigi. «Studio, dormire, studio: per due anni questa è stata la mia vita. Parigi purtroppo l'ho conosciuta pochissimo». Ma il grande salto, dopo aver composto molte nuove canzoni senza cadere nella trappola di manager discografici africani capaci solo di sfruttare i giovani talenti, tenendosi i diritti di eventuali successi, avvenne solo tre anni fa. «Nel 1994 Youssou abitava vicino a me a Les Mameles. Benché ci fosse chi mi sconsigliava, gli ho dato il mio demo tape e Youssou si è subito dichiarato interessato a produrlo». Partecipano alla session in studio i componenti della band di Youssou: Omar Sow alla chitarra e agli arrangi amenti , i percu s sionisti Mbaye Dieye Faye e Assane Thiam e tutti gli altri componenti della Super Etoile. Youssou lo si può ascoltare in «Set» quando duetta con Cheikh - uno dei brani migliori della raccolta - e in «Guiss guiss». «Set» merita un commento: «set» significa pulizia e fu usata dal ministero della sanità senegalese per una campagna di informazione che con altoparlanti montati sulle auto ha fatto ascoltare la canzone per tutto il Paese. La «pulizia» cantata da Cheikh non è solo quella delle strade e dei rifiuti ma riguarda anche la «pulizia» interiore, l'onestà morale e la rettitudine. I capelli dread e gli abiti patchwork; tipici dei seguaci del Baye Fall - il cui leader è ringraziato nel brano «Cheikh Ibra Fall» - sono anch'essi un simbolo contro la vanità e lo spreco. Percussioni e ritmi ipnotici, voci calde e ottimi arrangiamenti, in breve un buon album, altamente consigliato a chi ama il suono africano impreziosito da un gusto personale di tastiere, sax e flauto. Tra i brani da segnalare senz'altro «Sant Maam» dai toni spagnolezzianti. «Set» uno dei brani guida dell'album e la conclusiva «Guiss guiss» davvero coinvolgente nel ritmo e nel canto corale di Youssou N'Dour. Personalmente non vibro eccessivamente per il brano «Ne la thiass» che dàiltitolo all'album. Per scrivere questa recensione mi sono basato sulle ricchissime note incluse nel booklet del compact disc, prodotto dalla ARPA, intelligente gruppo discografico costituito da Radio Popolare di Milano e dalla Sensible records. Per chi volesse saperne di più su Cheikh Lo, la rivista «Folk Roots», sul numero dello scorso novembre, gli ha dedicato copertina e l'articolo principale. Un artista da seguire.