CHEVAL DE FRISE Cheval de Frise Il math rock ha decretato la fine di se stesso con l'ultimo sfortunato album dei Don Caballero e con alcune anemiche recenti prove (Dianogah, Ilium). La scrittura per moduli e la variazione geometrica, che pure hanno apportato alla materia multiforme del postpunk nuove energie, pare non abbiano da dire più alcunché. Fatte salve eccezioni, naturalmente, come i Cheval de Frise (Bordeaux, Francia), segnalati con colpevole ritardo. Che possiedono - e per questo si chiamano fuori dalla famiglia dei matematici - quella drammaticità e quel senso di necessità che non può essere rinviata che si trovò nei primi lavori di Gastr del Sol e Hurl. Thomas Bonvalet (chitarre) e Vincent Beysselance (batteria) sono in grado da soli, grazie a una tecnica lucida e perfetta, di modellare un postpunk che vive di sterzate improvvise (stacchi ritmici imperiosi) e un uso delle tonalità minori assolutamente emozionante. Un cuore potente e generoso che puisa anche in 17/8.