Gli statunitensi Christian Mistress sono una formazione che pare nata nelle cantine fumose dell’Inghilterra di inizio anni Ottanta. “Possession” gode di un sound minimale, da cantina, figlio dei primi Iron Maiden, dei Black Sabbath più andanti, con qualche richiamo ai Saxon più ruvidi. A differenza dei mostri sacri appena chiamati in causa, i Christian Mistress sono carenti di una voce all’altezza della situazione: la singer Christine Davis non si rivela mai incisiva e canzoni potenzialmente interessanti come “Over & Over” o “Pentagram And Crucifix” finiscono per essere snaturate da un’ugola fiacca e poco incisiva. I defender più incalliti potrebbero gridare al miracolo, folgorati da una probabile new sensation dell’underground, ma la realtà è che “Possession” è un disco prodotto in modo amatoriale, in cui gli strumenti fanno fatica ad emergere, soprattutto se consideriamo le potenzialità che oggi offrono le tecnologie di registrazione. La title track (cover degli svedesi Faith) offre momenti interessanti grazie a dei riff sabbathiani, che però purtroppo si spengono già dalla prima strofa. Non c’è inventiva, potenza e mancano quelle linee melodiche ficcanti necessarie per dar vita ad un brano di successo. Il sentore che abbiamo dei Christian Mistress è che abbiamo sprecato un’importante occasione per imporsi con un disco potenzialmente valido sulla carta, ma che a conti fatti sembra destinato a finire dimenticato all’interno del sottobosco metal underground. Lavori come questo avrebbero potuto avere speranze una decina di anni fa, ma al giorno d’oggi la competizione è davvero troppo alta per permettere ad un tale prodotto di distinguersi. Consigliamo agli americani di rimboccarsi le maniche e lavorare sodo per rifarsi con il prossimo lavoro in studio.