CHRISTIAN WOLZ ‘E Inom Rah’ (Iris-Prikosnovénie/Audioglobe) È e sarà sempre la voce il mezzo preferito da Christian Wolz per trasporre in suoni i suoi pensieri, non solo musicali. D’altronde, come avevo già fatto notare alcuni mesi or sono, allorché ebbi modo di recensire ‘Schmerzarie’ (pubblicato dalla Vocal Art), l’artista tedesco è un cultore di tutto ciò che è riproducibile per mezzo delle corde vocali, a tal punto che i suoi dischi sono totalmente incentrati attorno a quello che è lo strumento musicale più umano che esista e che, nel caso specifico, viene solo accompagnato (piuttosto che supportato) da labili tappeti di rumori elettronici o di tastiere e violino, giusto per creare il corredo ideale. Quel che ne viene fuori è tradotto in un linguaggio auto-costruito, dove i neologismi lo portano spesso a rievocare paesaggi orientali, ancestrali riti pagani o cori cristiani, con un continuo mutare di tonalità e una sola costante: quella di risultare forzatamente indicato per i soli iniziati (e non potrebbe essere diversamente).