Registrato quasi interamente in remoto tra Los Angeles e Glasgow, i Chvrches (Lauren Mayberry, Martin Doherty e Iain Cook) si sono autoprodotti e mixati il nuovo disco tramite videocall e condividendo I file audio. Il risultato è qualcosa di unico e speciale, qualcosa di profondamente Chvrches.
Originariamente Screen Violence era stato pensato come nome della band. Un decennio dopo, durante la pandemia, questo nome è più che pertinente con la realtà che ci circonda, una realtà dove le persone che ami si ritrovano nel bel mezzo di un TV show mondiale, un vero e proprio trauma sociale. I Chvrches hanno deciso quindi di riprendere questo nome e raccontarlo in tre diverse forme: sullo schermo, dallo schermo e attraverso lo schermo per raccontare con questo disco sentimenti come la solitudine, la disillusione, la paura, il rimpianto e il crepacuore.
“Penso che per me sia stato davvero molto utile andare a fondo nel processo creativo pensando che potevo scrivere qualcosa per poter scappare via”, racconta Mayberry.
“Tutti i testi sono sempre molto personali. Nei brani raccontiamo storie e concetti, emozioni ed esperienze – racconta Martin Doherty – per me l’aspetto legato allo schermo è davvero da prendere alla lettera. Mentre facevamo questo disco ci sembrava di vivere le nostre vite solo attraverso gli schermi. Quello che era inizialmente solo un concetto è ora una ancora di salvezza”.
Screen Violence racconta anche dieci anni di vita da band, un decennio in cui I Chvrches hanno creato e definito un vero e proprio suono personale a partire dal disco del 2013 The Bones of What You Believe continuando nel 2015 con Every Open Eyefino al più recente album del 2018 Love is Dead.