Allieva di Jakie Byard, con il quale ha studiato nel corso di questi ultimi due anni, Cinzia Gizzi affronta solamente ora, dopo una lunga attività nel campo del jazz, la prova del disco. Fatto questo abbastanza inconsueto per l'Italia che vede lo straordinario proliferare di incisioni di musicisti anche alle prime armi. Nel caso di Cinzia Gizzi ciò non si è verificato, malgrado che nel corso di questi ultimi dieci anni si sia trovata a fianco dei migliori musicisti americani, da Eddie "Lockjaw" Davis, a Harry Edison, da Buddy Tate ad Al Grey (e se ne potrebbero aggiungere molti altri), che sono stati prodighi di complimenti ed anche di suggerimenti preziosi. I lunghi anni passati nei clubs di jazz e i molti concerti, sono stati utilissimi per il suo approdo alla Berklee School di Boston dove Cinzia ha studiato composizione e arrangiamento, arrivando al diploma che ha conseguito nel 1990. Tornata in Italia, si è sentita finalmente pronta per entrare in studio di incisione ed ha composto per l'occasione otto brani di cui sei eseguiti in sestetto (per cui ha scritto anche gli arrangiamenti) e due con il solo accompagnamento di basso e batteria. Accanto a Cinzia Gizzi, cinque musicisti di grande talento, fra i migliori che possa vantare il jazz italiano, Flavio Boltro solista di grandi capacità interpretative, Rudy Migliardi ben conosciuto per il suo superbo lavoro sia in piccoli gruppi che in big band e Piero Odorici una delle promesse sicure del jazz italiano di oggi, hanno consentito a Cinzia di scrivere per tre fiati (tromba, trombone, sax tenore) combinazione abbastanza inusuale, qeusta nel jazz italiano degli ultimi anni. E Cinzia Gizzi infine, non poteva avere, credo, migliori accompagnatori di Giovanni Tommaso e Gianni Cazzola che le hanno fornito nel corso di tutti i brani, sia quelli in sestetto (Bop Tune Be, Waltz please, Hey Man, Medium Steps, One for me, Half and Half) sia quelli in trio (Adriano's Fantasy e Blues for Jackie, dedicato ovviamente al suo maestro Jackie Byard), un sostegno sicuro e stimolante. Nei due brani in trio, ma anche nei suoi interventi in quelli in sestetto, Cinzia Gizzi dimostra di aver fatto tesoro degli insegnamenti di Byard edegli altri musicisti con i quali ha studiato, ma dimostra soprattutto di conoscere a fondo la storia del jazz e quella dei grandi musicisti che questa musica hanno creato (Adriano Mazzoletti)