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CLAUDIO RIGGIO

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CLAUDIO RIGGIO Claudio Riggio chitarrista, compositore; Data di nascita: 13/1/1964 a Roma. Collaborazioni: Stefano Scalzi, Nicolao Valiensi, Paolo Fresu, Luca Flores, John Stowell, Paul McCandless. Discografia: THINGS LEFT BEHIND- Iridescente con Paolo Fresu, Bluesmiles 1998; THE WHITE NOTE - John Stowell & Claudio Riggio, Bluesmiles 2000; MIDDLE EARTH - Ainulindale & Paul McCandless, Bluesmiles 2000. Esperienze didattiche: Chitarra jazz, tecnica di improvvisazione, armonia, musica d'insieme presso le seguenti scuole: scuola comunale di musica di Pitigliano (Gr), scuola di musica G. Verdi (Gr), scuola di musica Musicainsieme di Albinia (Gr), scuola di musica Giocarelamusica (Gr). Concerti Festival: Summertime in Jazz, Prato (finalista con Iridescente), Eurojazz festival, Oristano ( finalista con Iridescente ), Petilia Festival, Pitigliano (Gr), Parmajazz festival, Sant'Anna Arresi jazz Festival, Calagonone Jazz Festival, con Paul Mc Candless. Con John Stowell ha tenuto un concerto all'Educandato della SS. Annunziata, al Poggio Imperiale (Fi), su invito del poeta Mario Luzi. progetti come leader Tanaquil, Iridescente, The White Note con John Stowell. Altri progetti: Nicolao Valiensi trio. Altre produzioni: Poesie, canzoni e ninnananne della Barraca, evento teatrale liberamente tratto da testi di Federico Garcia Lorca, regia di Piero Grazzini.Colonna sonora in libera improvvisazione al cortometraggio "Dulcamara", regia di Gastone Menegatti. La Melodia è da sempre la pietra angolare del fare musica in Italia; ve n'è traccia ovunque : nella musica "colta"- si pensi al carattere delle composizioni di Verdi, Rossini, Mascagni e Puccini, nella tradizione popolare - dalla canzone napoletana a quella d'autore, da Murolo a De Andrè, da Viviani a Tenco... Perfino nel Jazz dove, accanto all' "ingombrante" eredità del blues e delle songs d'oltreoceano, ha trovato pari dignità e forza espressiva la vena lirica di musicisti come Enrico Rava e Antonello Salis. Non è quindi un caso che nel repertorio bandistico, da sempre " portatore sano" dei gusti e dei desideri della gente, figurino composizioni dei musicisti sopracitati. Tanaquil è lo sguardo in-cantato dal nascere del suono. Meravigliato, intento a percepire, quanto più possibile, l'attimo felice dell'intuizione. Si tratta di riconoscere la menzogna del tempo rettilineo, di, come dice Wim Wenders, "chiudere gli occhi e dietro gli occhi chiuderli ancora..." Lo sgorgare dell'idea musicale, intesa come nota-traccia di Suono ri-conosciuto,"noto", appunto, appartiene ad un tempo sferico, pluridimensionale (...la scala impossibile di Escher ?)vivibile per tutto il tempo convenzionale-rettilineo che si desidera. D'altro canto (nel senso proprio di un'opinione scaturita da una posizione che "suona" da una diversa concezione di spazio e tempo) la ricerca di una dimensione naturale, più che libera, di espressione ha assorbito per anni l'attività di musicisti come Eric Dolphy, Ornette Coleman, Don Cherry... Perché al dissolversi della forma si è "tornati indietro" e anzi, ancora peggio, si è finto che niente fosse accaduto cadendo in una patetica imbalsamazione di idiomi come il bop che, privati del loro animus, sono, tra l'altro, quanto di più lontano si possa immaginare da ciò che significano? Perché nel momento in cui ci si lascia alle spalle (ma si ricorda, non si rinnega!) una struttura serpeggiano parole come "caso" o "caos"? E ancora perché se è naturale ricordare, rielaborare un fatto accaduto, in un flusso non precostituito si è sempre quantomeno un po' "imbarazzati" nel farlo suonando? E' il concetto di evoluzione, inteso ancora una volta come il procedere lungo una linea percorribile in un solo senso, il credere che realizzare non sia rivoluzione, volgersi indietro a ciò che siamo, è tutto questo che ha portato a sentire l'ineluttabilità di superare una dimensione ritenuta acquisita e passata perché collocata in un non-spazio rettilineo. Ma rendere reale una dimensione psichica richiede amore, - Canova docet - e l'amore vuole curve, altro che una linea, che le donne di Picasso appartengono forse ad un unico spazio? Che i tre canti di "Self portrait in three colours" di Mingus esistono in un solo spazio armonico-ritmico? E ancora gli afinalistici gesti armonici di Ornette Coleman avrebbero la forza di un "ricordo panmodale di un tema" se costretti in una codarda deduzione logica di uno spartito? Attenzione! Alcuni autori, collocati da taluni per snobismo nelle riserve dei "pop-makers", hanno la forza iconoclasta di chi ha il coraggio di non guardar. Si mentre crea, come i grandi calciatori del passato, Garrincha, Pelè, Didì, che giocavano guardando le stelle, non la palla. Alcune songs di Stevie Wonder, ad esempio, sono sì arte scritta ma nell'accezione corretta di creàtus, naturale, vivo. Questa è la sola cosa importante: non dimenticarSi nell'istante in cui si tocca lo strumento che è ,appunto, mezzo, non limite, tener presente che per spiegarsi, trasmettere concetti, abbiamo la parola, ben venga quindi la surreale ironia di Antonello Salis che in una pangea di poliritmi in-canti urla , come un bimbo zittito dalla Musica, " ohia la panza !" Quante storie negli occhi assenti oltre lo spartito, quante ne raccontano le mani di quei figli-uomini di minatori sulle colline metallifere, in Maremma. Quelle mani grandi e rudi, impacciate per amore sui pistoni di una tromba... L'odore del pitosforo entrava dalla finestra della sala-prove insieme ai commenti diffidenti sulla riforma agraria...puoi non improvvisare? Tralasciando i deliri frustrati e le speculazioni sterili di parte dei sedicenti musicologi, è bene precisare che , in Italia, si sono raggiunti risultati splendidi nello sciogliere il nodo scrittura-improvvisazione: alcuni lavori di Enrico Rava (solo per citarne uno "The pilgrim and the stars" ECM 1975) sono, nella meraviglia infantile("in-fari",privo della parola) delle melodie, nella potenza dell'impatto timbrico ma soprattutto nell'incantesimo di improvvisazioni regalate ad occhi chiusi, autentici capolavori.Ci sarebbe da chiedersi, annoverando la domanda tra quelle che un giornalista non vorrebbe mai dover fare,perché quell'attimo così vero da non appartenere al tempo si è esaurito? Verrebbe da dire, come Il bambino ne "il vestito nuovo dell'imperatore" :" ma l'imperatore è in mutande!". Bellezza e libertà sono due immagini da RICORDARE e che perciò non richiedono il CONCORDARE ma, casomai, un ACCORDARSI nell'unico momento possibile: il momento in cui l'ascolto DIVENTA SUONO ed il SUONO PARE MUSICA PER ILLUDERCI di poter parlare mai più. Tanaquil e' un suono liquido da ascoltare; era il nome della donna di un Re etrusco, una donna così bella e così libera da poter essere amata come un'ideale. Si tratta di "libera improvvisazione" di melodie, ritmi e paesaggi acustici giustapposti. Si tratta di restituire alla musica la sua dimensione naturale: ne' arte ne' linguaggio, solo immagine acustica, un'identità da ascoltare.

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