CLEARLAKE "Lido" Sia l'album degli Alfie che "The optimist LP" dei Turin Brakes, due cioè tra i più recenti prodotti della generazione new acoustic movement britannica sembrano tutti rispondere ad un medesimo suono con un'uguale reazione. Chitarre levigate, voci nitide, mai toni stridenti, melodie graziose ad avvolgenti con i giusti tocchi psichedelici. Che ai Clearlake, troppo frettolosamente inseriti anch'essi in questa categoria, andasse stretto tale ambito si era già intuito in occasione del tris di singoli che hanno preceduto il loro album di debutto Lido. I Clearlake, nati appena un anno e mezzo fa, tirano fuori un'opera così ricca, varia, generosa e sensibile, non lontana dalla sfolgorante magia generatasi un paio di mesi fa in occasione dell'lp d'esordio dei Lowgold. La formula sonora di "Lido" partendo dallo splendore elettrico del loro meraviglioso singolo di debutto "Winterlight" qui riproposto per oltre sette indimenticabili minuti d'autentico delirio, esprime una chiarezza ed incisività di suono assoluta. Romantici e psichedelici, Jason Pegg e compagni, dispiegano un songwriting maturo, perlopiù elettroacustico, struggente e malinconico, anche se il disco utilizza una tavolozza di colori vastissima: dal pop scintillante al r'n'r scapigliato, dalla canzone melodica al rock ipnotico, dal post-rock spettrale ad affascinati viaggi lisergici. E per coloro che gradiscono le soluzioni più meditate, si toccano punte d'eccellenza assoluta dalle parti di "Don't let the cold in" che vive d'un ardore lirico immenso, di "Something to Look Forward to" e "Jumblesailing" che seguono direzioni luminose (ma verrebbe voglia di citarle una per una le dodici canzoni contenute) con chitarre ricche di plettri argentati. E' il lato più puro, underground del pop-rock inglese che emerge, musica quella di "Lido" che non si lascia involgarire dalle dipendenze verso le classifiche di vendita. Mi preme ancora segnalarvi "Sunday Evening", ballad tesa e costruita sulle accorate vocalità di Jason che prende subito ed allieta l'ascolto, poi "These things Are Sent to Try Us", anch'essa scintillante che introduce sui tracciati di chitarra delle morbide e speciali simmetrie musicali; sulla stessa lunghezza d'onda ma con qualche ambizione in più, "Life Can Be So Cruel": narco pop via Blur trafitto da un ricco lavoro chitarristico ed infine il racconto, brioso e spumeggiante di suoni, questa volta ci si avvicina agli XTC, di "I Want to Live in a Dream", innervato su un vivido sostegno inventivo. Riflessi trasparenti, coralità d'intenti, emblema come messaggio: magici momenti di tensione lisergica. I Clearlake possiedono l'esatta intuizione ed hanno riservato sorprese incredibili. Cercate "Lido"!