Non lasciatevi ingannare dalla parola debutto, perché i Clues in realtà sono attivi in quel di Montreal già da diversi anni. Alden Penner e Brendan Reed mettono in piedi questo nuovo entusiasmante progetto all’indomani dello scioglimento dei rispettivi gruppi, gli Unicorns e Les Angles Morts. I primi – peraltro – avevano già guadagnato le luci della ribalta con il disco per Alien8: Who Will Cut Our Hair When We're Gone?. Album prontamente ristampato da Rough Trade in Europa ed immolato ad una sorta di lo-fi psichedelia, che oltre ad avere molto in comune con Flaming Lips e Mercury Rev prestava il fianco a paragoni con un canadese doc come Neil Young. Con il disco omonimo per Constellation i Clues fanno dannatamente sul serio, un atteggiamento spregiudicato verso la materia rock il loro, fatto di belle architetture progressive e pop ultraterreno. La visione lirica di Penner è unica, potrebbe indurci in tentazione e suggerire un parallelo con l’inimitabile Craig Wedren degli Shudder to Think., mentre gli arrangiamenti di Reed (un grandissimo batterista tra l’altro) sono di una spanna superiori a quelli di molte indie bands contemporanee. La capacità di scrivere pezzi così contorti ed allo stesso tempo avvincenti li avvicina ai Polvo o ai Chavez di Matt Sweeney, ma non c’è nulla di artificioso in questi 11 brani che siglano il debutto dei Clues. Tutto scorre che è una meraviglia, grazie anche alla complicità di un manipolo di altri ospiti come Ben Borden (Les Automates de Maxime de la Rochefoucauld), Lisa Gamble (Gambletron, Evangelista, Hrsta) e Nick Scribner (Chaotic Insurrection Ensemble). Il disco è stato registrato presso quella che era la casa dei Godspeed You Black Emperor, ovvero l’Hotel2Tango. Lavoro di bellezza superiore, ermetico e passionale, Clues mieterà sicuramente numerose vittime tra chi intende il post-punk come una delle discipline più nobili e mobili degli ultimi 30 anni. www.cclluueess.com