L'illusione del controllo”, secondo disco dei Colore Perfetto che vede ancora una volta la produzione artistica di Giacomo Fiorenza (Moltheni, Offlaga Disco Pax, Paolo Benvegnù ecc.). Un'opera che non risparmia niente all'ascoltatore, che non si nega alla velocita dei passaggi più duri come alla fascinazione della poesia, che si dilata nei passaggi strumentali e poi rapprende violentemente nei risvolti più crudi: un tentativo coraggioso, una sonda sonora lanciata a scoprire tutto il caldo del buio.Il nuovo disco della band perugina è una scoperta del qui e adesso dei bei tempi che furono, un congegno nascosto di derivazioni psichedeliche, rock organico e testi che hanno ancora il valore dell'introspezione sincera e vissuta. Ascoltarlo è come guardare una vecchia foto e scoprire una nuova luce sui volti delle persone. E' come riassaporare il passaggio velocissimo di sensazioni provate nel passato. Non c'è nulla di volutamente retrospettivo tra le tracce del disco, niente di assimilabile alla volonta di avere un suono retro: semplicemente questo disco sa allo stesso tempo di classico e di attuale. Le liriche disegnano spirali ardite, scandite da un cantato dilavato di qualsiasi posa, barricato al culmine (impossibile) tra disillusione e incanto. Sebbene risulti evidente la scelta compositiva di snellire alla ricerca di un impatto sonoro asciutto e monolitico, nelle trame musicali risuonano comunque vortici, isolati e non, di passati musicali e paesaggi sonori coerenti al percorso che lega l'album dalla traccia uno alla dieci. Un album che incendia, scava, ammorbidisce, illumina ed oscura ad oltranza i tanti incipit presenti nel precedente “Il debutto”, sconvolgendone le costruzioni musicali e liriche. Realismo, sentimento, ambienti sonori cangianti ed ariosi, ma anche velocita, tenebra e un risentimento che ha tutta l'audacia del vero. “Abbiamo voluto cercare di osare un po' di più.” – dichiara David Pollini, leader della band – “Stavolta eravamo pronti a sperimentare nuove soluzioni sonore che rendessero il risultato ancora più vero e simile a quello che tutti i giorni suoniamo in sala prove. Per questo abbiamo registrato in diretta tutti gli strumenti. Sono poche le sovraincisioni, solo quelle davvero necessarie. E' un disco più maturo, forse il risultato di una maggiore confidenza con l'ambiente di registrazione. Lo studio (Officine Meccaniche di Milano) ha fatto la sua parte. La strumentazione che avevamo a disposizione era tutto ciò che desideravamo. Questo ci ha permesso di esprimere al meglio tutto ciò che avevamo in testa. La guida di Giacomo Fiorenza e i consigli di Cooper (Antonio Cupertino, fonico dello studio) hanno portato il disco a fare un passo avanti. Arrivati in studio conoscevamo solo lo scheletro dei brani. Abbiamo inciso tutto subito. Volevamo lasciare spazio all'ascolto prima di decidere come continuare. Alcuni brani sono stati scartati fin da subito, altri stravolti e altri ancora rappresentano una pura improvvisazione strumentale nata durante i momenti di maggior coinvolgimento. E' un disco che ci rappresenta bene, specialmente per il carattere live che contiene.” www.myspace.com/coloreperfetto