LOVE BATTERY Confusion Au Go-Go E' un silenzio discografico lungo più di quattro anni quello che i Love Battery hanno spezzato con questo Confusion Au Go Go, quinto capitolo discografico di una vicenda nata nell'89 a Seattle sotto la fin troppo ovvia egida della Sub Pop e proseguita con l'altrettanto scontata diversione a metà degli anni '90 di Ron Nine e soci presso la major di turno, un sodalizio che si è esaurito dopo un solo album "Straight Freak Ticket", ovvero giusto il tempo necessario a verificare l'effettivo potenziale commerciale di una band che a onor del vero non s'era mai identificata completamente in un genere, il grunge, per altro allora già in rapido declino. La soluzione di quell'equivoco ha comunque lasciato più di un segno sul gruppo, nel senso che l'ha restituito al dominio delle produzioni indipendenti (non più la Sub Pop stavolta, ma l'ancor più autonoma e alternativa C/Z) e lo ha modificato nella sua stessa compagine, all'interno della quale figura ora Dan Peters in sostituzione dell'originario batterista Jason Finn. Novità significative, insomma, ma comunque mai di portata tale da poter produrre rivoluzioni nelle abituali strategie compositive dei Love Battery, ossia da correggere in maniera sostanziale il genuino impianto psichedelico delle loro canzoni, la loro spiccata attitudine melodica e la decisa impronta chitarristica di un suono sempre più denso e maturo. Le dimostrazioni si sprecano davvero: il brano eponimo spinge subito con decisione una bella melodia pop verso i multicolori spazi del rock acido offrendo altrettanto sollecitamente il centro della ribalta alla debordante chitarra di Kevin Whitworth e alla voce fervorosa di Ron Nine, ma è con le successive Snipe Hunt, Cute One, Transcendental Fornication e Faithfull che i Love Battery mostrano senza possibilità di equivoci di essere fatti della stessa eccellente pasta degli Screaming Trees, mentre a brani come Colorblind e Hollow Body i quattro affidano il compito di ribadire la loro inveterata abitudine di scaricare tensioni ad alto voltaggio anche su ballate apparentemente docili e sognanti. Contrariamente a ciò che il suo titolo indurrebbe a credere Punk Wants Rights flirta poi con i canoni della ballata country e con i suoni imperfetti così cari all'estetica lo-fi, così come Guilty Of Everything e ancor di più Monkey Brain si cimentano assai brillantemente con le figure del rock blues più allucinato e visionario completando il quadro di un gruppo tanto versatile sul piano dello stile quanto felice su quello dell'ispirazione.